La posizione dell’Algeria nella crisi del Golfo

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Di Khalil Bin El-Din. Al-Araby al-Jadeed (09/07/2017).  Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

A seguito di una riunione avuta luogo lo scorso 5 luglio al Cairo dove hanno partecipato i ministri degli Esteri egiziano, saudita, degli Emirati e del Bahrein, si è voluto ringraziare l’emiro del Kuwait, Sabah al-Ahmad Sabah, per la sua mediazione tra i governi del sovramenzionato quartetto e lo stato del Qatar. L’incarico è passato quindi al ministro degli Esteri americano, Rex Tillerson.

La diplomazia della patria araba rimane in silenzio dinanzi alla crisi nella regione e gli sforzi del Kuwait appaiono vani. Mentre la nazione araba si presenta divisa al suo interno, Israele danza felicemente tra le sue macerie. Ecco l’Iraq martoriato e minato dall’estremismo, la Siria devastata dalla guerra, lo Yemen afflitto da epidemie di tempi passati mentre la Libia muove verso il fanatismo. Dall’altra parte, la Tunisia – il Paese che ha dato origine alla Primavera Araba – è vittima oggi di cospirazione contro la sua esperienza democratica.

Se da un lato l’Arabia Saudita e gli Emirati hanno criticato fortemente la posizione del Marocco nella crisi del Golfo, che ha cercato di mostrare una neutralità positiva, dall’altro lato, Arabia Saudita e Qatar hanno elogiato invece i rapporti che li uniscono all’Algeria. In occasione del 55° anniversario dell’indipendenza del Paese, i due Paesi hanno indirizzato dei telegrammi di auguri al presidente Bouteflika, occasione per interrogarsi anche dell’assenza dell’Algeria nel tentativo di alleviare la controversia tra il Qatar e il quartetto formato da Arabia Saudita, Emirati, Bahrein e Egitto.

Sin dall’inizio della crisi del Golfo, il ministro degli Esteri algerino ha invocato alla “necessità di avviare un dialogo senza interferire negli affari interni degli Stati e rispettare la sovranità nazionale in tutte le circostanze”. Una posizione che è stata elogiata dal ministro per gli affari Esteri del Qatar – Sultan Bin Saad Sulta al Muraikhi – il quale durante la sua visita al Paese nord africano ha sottolineato l’influenza diplomatica che riveste nella regione. A seguito di minacce mediatiche rivolte contro il Qatar, il presidente della Commissione degli Affari Esteri del parlamento algerino, Abdelhamid Si Afif, ha confermato che il Paese prenderà parte a qualsiasi tentativo di trovare una soluzione alla crisi “purché si raggiunga un accordo tra tutte le parti”.

La posizione dell’Algeria nella crisi del Golfo non ha però sorpreso gli analisti, consapevoli della tradizionale politica algerina basata sulla non interferenza e sul rifiuto da parte dell’esercito di prender parte a qualsiasi invasione estera. L’Algeria non ha mai provato imbarazzo per la sua posizione neutrale come dichiarato in forum ufficiali e diplomatici. È noto che l’Algeria mantiene legami diplomatici tranquilli in generale, sia con Riyadh che con Manama, una tranquillità intaccata nella questione libica dove si è influito sui rapporti con Abu Dhabi e Il Cairo. Con l’intervento militare da parte dell’Egitto e degli Emirati in Libia, l’Algeria avverte una minaccia alla sicurezza non solo libica ma anche nazionale incitando i libici a trovare presto una soluzione mediante il dialogo tra le diverse fazioni. Allo stesso modo l’Algeria aveva agito in Tunisia a seguito dell’elezione di Essebsi a presidente della repubblica, respingendo qualsiasi intervento da parte degli Emirati in quanto destabilizzante la sicurezza tunisina e quindi l’indipendenza algerina.

Per concludere, si è visto come i conflitti hanno un ruolo decisivo nella diplomazia araba che porta alla mancanza di fiducia e di volontà rivelato nell’attuale crisi del Golfo.

Khalil Bi El-Din è un giornalista algerino e Professore Associato presso il Dipartimento dei Media dell’Università di Orano. Attualmente lavora per il canale al-Jazeera.   

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