Cairo, capitale araba delle molestie sessuali

egitto donne

egitto donnedi Ricard González (El Pais 06/01/2013). Traduzione di Claudia Avolio.

 

Dalia Youssef non esce mai di casa senza le sue cuffiette. E non è solo perché questa giovane cantante e compositrice amatoriale sia appassionata di musica, ma anche perché le usa come scudo protettore dinanzi a una delle più diffuse epidemie di cui soffre l’Egitto: le molestie sessuali. “Prima mi costava uscire per strada. Mi sopraffaceva e deprimeva ascoltare ogni giorno i commenti sudici che mi lanciavano sconosciuti. Ora, con le cuffie, neanche me ne accorgo,” commenta in un popolare caffè del Cairo.

 

Le molestie sessuali di solito hanno luogo nella piena luce del giorno, e – per quanto sembri illogico – i luoghi più a rischio sono i più affollati, come le manifestazioni. Di recente, una corrispondente di France24 ha dovuto essere salvata da una folla balzatale addosso dopo una diretta da piazza Tahrir. Un momento molto pericoloso è la fine dell’Eid al-Adha, la festa del cordoglio. Durante quella di quest’anno, varie associazioni di donne hanno denunciato centinaia di atti d’aggressione sessuale, compiuti soprattutto da gruppi di adolescenti.

 

Secondo uno studio pubblicato nel 2010 dal Centro Egiziano per i Diritti delle Donne (CEDD) e un fondo dell’ONU (l’UNFPA), quasi metà delle egiziana dichiara di essere vittima di molestie sessuali giornalmente, e fino all’83 percento lo ha subìto almeno una volta nella vita. La cifra sale al 98 percento nel caso di donne straniere che vivono nella capitale egiziana. Anche se non esiste uno studio comparato, numerose donne che hanno vissuto in varie nazioni della regione sostengono che Il Cairo sia la città in cui questo flagello è più grave.

 

“Le molestie sessuali possono adottare qui molte forme diverse: occhiate lascive, apprezzamenti sgradevoli, fischiatine, toccate e l’inseguimento, sia in macchina che a piedi,” spiega Dalia, 22 anni. “Un caso tipico dell’Egitto sono le molestie telefoniche. Ci sono uomini che digitano numeri a caso, alla ricerca di qualche ragazza. Quando la trovano, possono chiamarla anche 30, 40 volte al giorno,” aggiunge. Visto che le cuffiette in questo caso non aiutano molto, ha escogitato altre tecniche, come simulare voci maschili o scaricare un’applicazione che consente di bloccare chiamate da certi numeri.

 

Sebbene le molestie sessuali non siano un problema nuovo, si sono andate aggravando progressivamente durante gli ultimi tre decenni fino a convertirsi in una vera piaga. Tra i fattori che di solito si chiamano in causa per spiegare il fenomeno, figura la frustrazione sessuale che genera una società ogni volta più conservatrice, mescolata all’ampia diffusione di video erotici via tv satellitare o internet. Per esempio, nel popolare satellite Hotbird esistono almeno una quindicina di canali erotici in arabo.

 

Inoltre si segnala il fatto che l’elevata disoccupazione giovanile abbia ritardato sostanzialmente la media dell’età da matrimonio, soprattutto tra gli uomini. Ciononostante, alcuni esperti non sono d’accordo con queste spiegazioni. “Il vero motivo è la mancanza di rispetto e considerazione per la donna e i suoi diritti. I molestatori non sono solo giovani single, ma anche uomini sposati, in età matura e ragazzini inclusi,” ammonisce Rasha Hassan, una delle ricercatrici che ha realizzato lo studio del CEDD.

 

“Le molestie fanno leva su un elevato grado di accettazione sociale, e pertanto di impunità. Per molti è una specie di dimostrazione di virilità,” aggiunge. Davanti a molestie, spiega Rasha, la maggior parte delle donne opta per uno scomodo silenzio. Ma quelle che alzano la voce e si rivolgono all’aggressore disapprovandone la condotta, di rado trovano il sostegno dei propri concittadini. Neppure possono aspettarsi maggior comprensione da parte della polizia: i dati indicano gli agenti come uno dei gruppi più propensi alle molestie, insieme agli studenti e ai tassisti.

 

Una delle giustificazioni più trite da parte di chi discolpa tali comportamenti finisce per attribuire alle vittime la responsabilità, soprattutto per il modo in cui vestono. Malgrado ciò, i dati confutano questo luogo comune. Nello studio completo del CEDD, il 72 percento delle vittime usava hijab o velo islamico. Neppure quelle che indossano il niqab – il velo integrale – sono immuni. Di fatto, sembra difficile ricorrere all’argomentazione del provocare quando è molto raro vedere una spalla nuda per le strade del Cairo, per non parlare di polpacci…

 

Ad ogni modo, poco a poco la società sta iniziando a rendersi conto del problema. “Nel 2006, quando abbiamo avviato il nostro lavoro, era un autentico tabù. Ora molte organizzazioni hanno lanciato campagne, e i mezzi di comunicazione – cinema incluso – le hanno sostenute. Le attitudini stanno iniziando a cambiare,” si rallegra Rasha, che collabora come volontaria per Harassmap, una delle varie nuove iniziative che offrono aiuto alle donne aggredite. E come segno di questo nuovo clima, El Cairo 678 – un coraggioso film egiziano di una donna che, stufa delle moleste quotidiane, decide di vendicarsi da sola.

 

Anche se la soluzione passa per un profondo cambiamento culturale, che vada oltre le campagne di sensibilizzazione, è necessario anche un cambiamento legale. “Nel codice penale non è previsto un reato di molestie sessuali. Lo sono la violazione e l’aggressione, ma neppure questo è definito in modo chiaro,” spiega Dina Hussein, avvocato membro del Consiglio Nazionale per le Donne. Dopo una petizione ufficiale del Consiglio, il primo ministro Hisham Kandil ha annunciato a novembre che il governo stava preparando una legge che stabilisca il reato di molestie sessuali, punendolo con pene severe. Parte della soluzione può venire anche dall’attitudine ribelle delle ragazze delle nuove generazioni, come Dalia. “La prossima volta che qualcuno mi tocca, non resterò a braccia conserte. Penso che sporgerò denuncia. Dobbiamo lottare per i nostri diritti,” dice con uno sguardo che sprizza determinazione.

 

 

Link: El Cairo, capital árabe del acoso sexual

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