Arabia Saudita Iran Zoom

Affondare l’economia dell’Iran è un errore

Iran Rohani

Di Farzaneh Roostaee. Rooz online (02/02/2015). Traduzione e sintesi Carlotta Caldonazzo.

Iran Arabia SauditaL’uso da parte dell’Arabia Saudita del prezzo del petrolio costituisce l’ultima strategia messa in atto per evitare o almeno ritardare il possibile emergere di un diverso assetto del Medio Oriente. Le principali preoccupazioni di Riyad a riguardo sono l’eventualità che si appianino i rapporti tra l’Iran e la comunità internazionale dopo decenni di tensioni, l’instaurazione di relazioni bilaterali tra Teheran e Washington e l’immissione sul mercato del petrolio di scisto in arrivo dagli USA. La tattica di Riyad sta tuttavia rischiando di indebolire le economie di Russia e Iran, entrambe dipendenti dalle esportazioni di petrolio e indebolite dalle sanzioni internazionali.

In vari istituti di ricerca nel mondo, diversi osservatori considerano quello iraniano uno dei sistemi politici meno stabili ed efficaci, anche perché sembra che in esso non vi sia antidoto né rimedio alla corruzione, all’assenza di democrazia, al dispotismo religioso dilagante, ai metodi arcaici di governo e allo strapotere dell’apparato militare che minaccia costantemente la popolazione. Nondimeno la Repubblica Islamica ha riportato varie vittorie nella sua battaglia contro l’egemonia saudita nella regione, sia pure facendone pagare il caro prezzo ai cittadini sfiniti.

Basti citare l’affermazione dell’asse tra Teheran e il movimento sciita libanese Hezbollah. Un alleanza notevolmente affievolita dal 2009, quando quest’ultimo ha inviato un manipolo di militanti a sostegno del governo iraniano per reprimere le proteste della cosiddetta “Onda Verde”, perdendo credibilità presso l’opinione pubblica iraniana. Questa ha tuttavia conservato nell’immaginario collettivo la strenua resistenza opposta da Hezbollah alle pressioni israeliane sul Libano, a partire dall’aggressione del 2006. D’altro canto già l’uccisione del primo ministro libanese Rafik Hariri nel 2005 aveva fatto traballare l’influenza saudita nella regione e in particolare nel paese dei cedri, facendo del movimento sciita una delle principali forze politiche. Nella prospettiva di Riyad il fatto che non sia internazionalmente ammessa l’esistenza di una longa manus di Teheran nelle trame politiche libanesi rappresenta già di per sé una sconfitta.

In Iraq, l’Arabia Saudita ha sempre fatto il possibile per non subire un’altra sconfitta come questa, a costo di ridurre Baghdad sull’orlo del collasso. Per rovesciare il regime dell’ex primo ministro sciita Nuri al-Maliki, Riyad ha armato forze politiche sunnite radicali, tra le quali il ramo iracheno di Al-Qaeda, favorendo al contempo lo scontro tra capi tribali e istigando gli scontri confessionali. Non sarebbe un’esagerazione affermare che centinaia di civili iracheni sono morti a causa della guerra per procura tra Iran e Arabia Saudita.

L’ultima e più bruciante sconfitta di Riyad si sta registrando da mesi in Siria. Il sostegno di Teheran al regime del presidente siriano Bashar al-Assad ha impedito finora che l’equilibrio di forze si spostasse a favore dei suoi oppositori, tra i quali i movimenti sunniti spalleggiati da Riyad, compreso il Fronte al-Nusra. L’atteggiamento saudita si può dunque annoverare tra le principali cause che hanno creato terreno fertile alla rapida ascesa di Daish (ISIS) e che hanno prodotto in Siria un disastro geopolitico cui sarà difficile trovare e realizzare un rimedio. Anche perché in molti oggi ammettono che Assad, che bombarda la sua popolazione e apprezzava il regime libico di Muammar Gheddafi, è un male minore rispetto ai cartelli del jihad.

Farzaneh Roostaee è redattrice del sito di informazione iraniano Rooz online.

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