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Theresa May e il terrorismo

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L'ennesimo attacco al cuore dell'Europa apre nuove interrogativi sulla lotta e il sostegno al terrorismo da parte dell'Occidente

Di Saad Naji Jawed. Ray al-Youm (24/05/2017). Traduzione e sintesi di Antonia M. Cascone.

Ciò che è accaduto a Manchester qualche giorno fa è da condannare sotto ogni punto di vista, tanto più in quanto ha colpito in maniera diretta adolescenti e bambini innocenti: quest’atto vile non ha dimostrato altro se non l’ignominia di chi l’ha eseguito e commissionato. La stabilità, la sicurezza e persino la democrazia, in Europa, resteranno minacciate da individui dalla mentalità retrograda e sciocca, che credono che l’assassinio di persone innocenti sia una vittoria per la loro causa.

Mi ha molto colpito, però, l’espressione usata dalla premier britannica Theresa May nel commentare l’accaduto, quando al culmine della rabbia ha dichiarato che trova difficile comprendere il modo di pensare di questi terroristi. Non ho ben capito cosa intendesse esattamente, e non voglio credere che sia incapace di spiegarsi quanto accaduto, eppure già Tony Blair si era espresso più volte in questi termini, così come molti politici americani. Forse, semplicemente, tutti si rifiutano di riconoscere che sono state le loro politiche disastrose e il loro mancato rispetto per la volontà dei popoli a portare il mondo verso questo pericoloso e infausto declino.

Vale a dire, è stata la loro “avventura” in Afghanistan a creare e rafforzare Al-Qaeda, così come la loro occupazione dell’Iraq ha significativamente contribuito alla nascita di Daesh (ISIS) e l’attuazione di politiche disastrose in Libia ha dato linfa vitale alle organizzazioni terroristiche nel Paese. Infine, è ciò che hanno fatto in Siria a determinare lo stallo della regione in una guerra feroce che non fa che rafforzare Daesh, Al-Nusra e altri gruppi terroristici. Mesi fa, la stampa britannica pullulava di articoli dei più importanti politici che si auspicavano il rovesciamento del regime siriano (di cui non sono un sostenitore, ma ritengo che il popolo siriano sia l’unico a potersi arrogare tale diritto), e non discutere della necessità di contrastare il terrorismo.

Inoltre, l’Occidente continua ad insistere nel classificare le organizzazioni che si oppongono al terrore e all’ occupazione in quanto “terroristiche”. Europa e Stati Uniti continuano, per di più, a cercare di mettere il mondo arabo contro l’Iran, sostenendo che quest’ultimo rappresenti un grave pericolo per la comunità araba. Naturalmente, nessuno può negare il ruolo negativo che ha giocato, e che continua a giocare, l’Iran in terra irachena, ma la domanda che si pone è: chi gli ha permesso di giocare questo ruolo? A spalancare le porte all’Iran e permettergli di spadroneggiare sull’Iraq è stata proprio l’occupazione americana e britannica, che ha lasciato un Paese intero nel caos, smantellando il suo esercito e distruggendo le sue armi.

Ognuna di queste politiche rappresenta un focolaio di terrorismo e, man mano che questo va intensificandosi, i suoi sostenitori si spostano verso il resto del mondo, mentre l’Occidente non sembra ancora in grado di contrastare il fenomeno alle origini.

Prima di comprendere la mentalità dei terroristi, bisogna sapere com’è che sono nati questi movimenti, chi li ha finanziati e chi tuttora li finanzia in segreto: conseguentemente, si dovrebbero sostenere i Paesi che si oppongono al terrorismo, non smantellarli in piccoli Stati che probabilmente si trasformeranno in altrettanti incubatori di estremismo e intolleranza. Si dovrebbe cominciare un lavoro di potenziamento degli eserciti nazionali e una campagna di sanzioni verso politici, partiti e singoli che commercino petrolio e merci proibite a beneficio di qualsiasi organizzazione terroristica. In ultimo, ma non meno importante, l’Europa deve rendersi conto di non poter chiudere un occhio sulle attività e i crimini del terrorismo nel momento in cui non rappresenta una minaccia diretta o quando esso risponde a specifici interessi occidentali, o ne andrà della sua credibilità. Si tratta di misure semplici che l’Occidente dovrebbe adottare per iniziare a muovere passi cruciali per la lotta al terrorismo, ma ha davvero intenzione di farlo?

Saad Naji Jawed è uno scrittore e giornalista iracheno.

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