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Stelle dell’arte e del cinema egiziano alla riscossa

12qpt894Di Kamal al-Qadi. Al Quds al-Araby (12/07/2013). Le iniziative prese da tutta una serie di stelle dell’arte e del cinema, mirate a rinforzare l’economia del paese, sono quanto di più vicino ci possa essere a quelle portate avanti da Umm Khultum, ‘Abd al Halim Hafid e ‘Abd al Wahab. Questi personaggi, in un periodo difficile per l’Egitto quale fu la Naksa nel 1967,  raccolsero contributi monetari enormi per sostenere la produzione bellica. Nonostante il contesto sia diverso, la situazione è simile. L’entusiasmo che le stelle hanno dimostrato nel raccogliere fondi volontari ha portato a racimolare milioni di ghinee per compensare la mancanza di budget. E’ riemerso negli artisti un sentimento nazionale forte e rinnovato che si è palesato in manifestazioni politiche o individuali. Ad alcuni potrebbe sembrare una gara ma difatti è una gara positiva dal momento che chi dichiara di aver versato un contributo per lo Stato lo fa per incentivare gli altri a fare lo stesso. Ad esempio l’artista Ahmad al Saqa ha donato 3 milioni di ghinee e ha incoraggiato molti a seguire le sue tracce: Layla ‘Alwi, sulla sua scia, ha donato 10mila dollari mentre Ghada ‘Abd al Razaq, che fino a poco tempo si dichiarava contro la rivoluzione, ne ha versate 1milione.

Sembrerebbe che i momenti di trionfo e il sentimento di migliorare il clima artistico  siano state le ragioni principali che hanno fatto rinascere i sentimenti di bontà, nazionali e che hanno cancellato le opinioni politiche responsabili di dispute e conflitti.

I nomi sopracitati non sono i soli ad avere messo a disposizione il denaro nei loro conti correnti per far crescere l’economia di Stato. Molti lo hanno fatto in segreto e solo l’analisi  della lista delle donazioni ha permesso di svelare nomi come il regista Khalid Yusuf, gli artisti Samih al Sariti e Ahmad ‘Abd al ‘Aziz, Khalid Salih, Khalid al Sawi e altri.

Una percentuale di stelle ha l’intenzione di donare, ma aspetta che passino i giorni difficili e che lo scenario evolva. Probabilmente i loro contributi verranno sfruttati sotto forma di progetti di investimento su larga scala di cui possa godere l’economia egiziana per  migliorare la condizione di un’occupazione in stallo. Tra i sostenitori dei progetti di investimento ci sono ‘Adil Imam e Nur al Sharif Nabila ‘Abid e alcuni grandi produttori come Kamel Abu ‘Ali Muhammad Husn Ramzi Hisham Sha’ban.

Questa tappa viene considerata da molti come la più utile per garantire una ripresa economica. Il prossimo passo sarà quello di programmare la creazione di un sistema culturale socio-economico i cui obiettivi siano mirati a concentrare le energie dei giovani e ad impiegarle per cancellare l’analfabetismo culturale. Il ruolo dell’arte dovrà essere guardato come tassello fondamentale per una presa di coscienza, per l’innovazione e una forma mentis rinnovata.

Non vi è dubbio che questo risveglio sia sorto nel contesto di assedio che ha quasi minato le attività creative durante l’anno scorso. Alcuni reazionari hanno infatti  collegato dei fenomeni negativi insediatisi nella società con l’influenza dell’arte, del cinema, del teatro e della musica, considerando che il deterioramento morale fosse dovuto alla penetrazione di queste attività nelle pratiche sociali pubbliche!

Forse tra i motivi principali che hanno spinto gli artisti e gli attori a portare avanti una campagna di rifiuto della presenza dei Fratelli Musulmani al governo c’era proprio la visione ristretta e non oggettiva della Confraternita rispetto a tutto quanto concernesse la creatività. E’ scattata così l’insurrezione popolare che poi è diventata molto presto una rivoluzione protetta dalle forze armate. Ora la questione viene vista in modo diverso da parte dei due campi: uno che considera la rivoluzione un colpo di Stato militare e l’altro che  la vede come una rivoluzione popolare di un popolo che si posiziona contro e non a favore del governo precedente.

Gli artisti sono pienamente convinti che quanto è avvvenuto sia il trampolino di lancio perché ci sia più  libertà di creare. Sono scesi in piazza Tahrir come simbolo per eccellenza della rivoluzione e per reclamare il ritorno a come venivano trattati gli artisti negli anni ’50 e ’60.