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Siria: quando l’inquirente toglie la benda

Di Doha Hassan. Now Lebanon (09/07/2014). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

Siedo bendato e ammanettato all’interno di una sede dei servizi di sicurezza. Qualcuno sta camminando in cerchio intorno a me, ponendomi domande in continuazione. La sua voce è roca quando lancia accuse contro di me e quando, di tanto in tanto, mi colpisce in testa e sul viso. L’inquirente parla e io lo ascolto attentamente, cerco di pensare alle risposte da dare mentre la mia immaginazione prova a ricostruire i lineamenti del suo viso.

L’immaginazione e l’inquirente

L’inquirente mette una mano sulla mia mano e l’altra sulla mia spalla. Mi sento un anello di spessore che mi scava il cranio mentre lui preme a lungo e duramente. La sua voce è molto vicina al mio orecchio, nel frattempo i miei occhi si sforzano di definire i suoi lineamenti. Perdo la cognizione del tempo in questa posizione. Vedo me stesso da una certa distanza incorporea.

Centro di detenzione (1) e l’inquirente

“Hanno messo un sacchetto di nylon [intorno alla mia testa], legato le mani e portato in una stazione di sicurezza in Maarat al-Naaman, a Idlib. Mi hanno messo in un barile riempito a metà di gasolio e poi mi hanno portato di fronte all’inquirente”, ha detto Mohammad. “Stavo cercando di immaginare le sue sembianze. Poi mi sono abituato a lui. Lui mi ha colpito molto. Abbiamo anche parlato molto e abbiamo avuto un rapporto chiaro. È stata la prima persona con cui ho avuto paura, ero preoccupato e teso”.

Centro di detenzione (2) e l’inquirente

Gli agenti subito lo attaccano, lo legano e lo bendano. Raed arriva alla sede dell’Air Force Intelligence sul punto di svenire a causa della gravità del pestaggio a cui è stato sottoposto lungo il tragitto. “Picchiatelo.” Questa è stata la prima volta che Raed ha sentito la voce dell’inquirente, il suo primo incontro con l’uomo che lo avrebbe accompagnato per sei mesi. Dopo pochi minuti di percosse, Raed sviene e tre mesi dopo incontra di nuovo la voce dell’inquirente in isolamento.

L’inquirente mi ridà la vista

Durante l’ultimo interrogatorio l’inquirente chiede a uno dei soldati di pulirmi il viso macchiato di sangue e di togliermi la benda, con una voce che sembra appartenere a un altro uomo. Tre uomini sono seduti dietro la scrivania. L’inquirente è nel mezzo. È grasso e ha una faccia dolce. Lui sorride e, senza pensarci, involontariamente sorrido verso di lui. Questo non cambia i miei sentimenti verso di lui, ma il mio sorriso mi confonde un po’, dopotutto però mi fa sentire rilassato.

Raed riottiene la sua vista

“Dopo diversi round di interrogatorio, ha preso la mia password di Facebook e ha iniziato a guardare le mie foto. Mi ha detto di avvicinarmi e togliere la benda. Ha iniziato a chiedermi delle ragazze nelle foto e dei miei sentimenti per loro. Gli ho raccontato di una ragazza di cui ero innamorato. Mi ha offerto delle sigarette e gli ho raccontato le mie storie d’amore e il mio modo di vivere. Mi ha offerto arance e sigarette. L’intero interrogatorio è cambiato. È stato davvero strano e mi sono sentito un po’ sollevato”.

La liberazione

Il detenuto si trova in posizione fetale, cosa alla quale si abitua dopo un po’. È successo a Raed, ma sta cercando di uscire da questa posizione. Raed si siede con la schiena e la testa china. Un attimo dopo, lo vedo sollevare la testa. Si rilassa un po’ prima di curvare di nuovo la testa, solo per prepararsi ancora una volta a raddrizzare la schiena e alzare la testa. E questo va avanti e avanti.

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