Libia Zoom

Sarraj rivela la punizione collettiva contro il suo popolo

epa04236896 Smoke and flames rise during fighting between Islamist militias and forces loyal to a retired general Khalifa Haftar, in Benghazi, Libya, 02 June 2014. At least 18 people were killed in clashes in eastern Libya between Islamist militias and forces loyal to a retired general who has declared a war on "extremists". Fighting broke out in Benghazi in the early hours of 02 June amid reports that air force had later shelled bases belonging to Islamist militias including the jihadist Ansar al-Sharia. EPA/MAHER ALAWAMI

Quando Sarraj ha convocato le forze turche e migliaia di mercenari per spingerli a combattere il proprio popolo, il mondo non ha mosso un dito, non perché  fosse occupato con la crisi del coronavirus,  ma piuttosto a causa del doppiopesismo con cui si approccia alla questione libica

di al-Habib al-Aswad, al-Arab, (23/04/20). Traduzione e sintesi di Francesca Paolini

Quello che sta accadendo in Libia dal 2011 è prova del doppiopesismo che governa il mondo, è una dimostrazione di come tutti gli slogan adottati in particolari momenti storici, crollino non appena si raggiunge lo scopo per il quale erano stati pronunciati. Gli slogan di libertà, democrazia, diritti umani e diritti civili per la Libia, sono stati utili per mobilitare l’opinione pubblica internazionale nella guerra lanciata contro Gheddafi, ma non appena il regime è stato rovesciato e le milizie terroristiche hanno preso le redini del potere, sono stati abbandonati.

Se non con l’utilizzo di “due pesi e due misure”,  come si spiegherebbe il silenzio del mondo davanti alle violazioni commesse da gruppi armati protetti da un governo con legittimità internazionale? Come si spiegherebbe l’indifferenza mondiale davanti al crimine dell’embargo che Sarraj ha applicato contro più di un milione di libici nei quattro distretti che circondano Tripoli e nella città di Tarhuna – attualmente sotto il controllo dell’Esercito Nazionale guidato da Haftar – dove oggi non ci sono più elettricità,  mezzi di comunicazione, rifornimenti e medicine?

È logico che da due settimane i malati di insufficienza renale debbano morire a Tarhuna a causa della mancanza di elettricità ? È logico che le donne incinte non possano partorire con l’assistenza medica negli ospedali e che i bambini siano privati del latte e che i malati di diabete, di pressione o di cuore siano privati delle medicine solo perché vivono nella città oggetto della collera di Sarraj, dei Fratelli musulmani e delle milizie?

Come si sarebbe comportato l’occidente se a fare una cosa simile fosse stato il regime di Gheddafi, di Saddam Hussein o di Bashar al-Asad? Senza dubbio avrebbe dichiarato contro di loro guerre politiche, diplomatiche o economiche, mentre nessuno ha ancora accusato il governo di Serraj né per l’embargo, né per le violazioni delle sue milizie, né per la confisca di beni pubblici e privati, né per aver diffuso il terrore tra i civili indifesi.

Quando Sarraj ha convocato le forze turche e migliaia di mercenari siriani e di ribelli ciadani per spingerli a combattere il suo popolo, il mondo non ha mosso un dito, non perché fosse occupato con il coronavirus ma piuttosto a causa del doppiopesismo con cui si approccia alla questione libica.

Nel 2011 il Consiglio di Sicurezza si affrettò a presentare davanti alla Corte Penale Internazionale una lista di personalità vicine al regime, poi assolte dalla magistratura locale da molte delle accuse considerate una  costruzione mediatica voluta dai Fratelli Musulmani e dall’occidente. Eppure né il consiglio, né la corte hanno considerato i crimini di guerra commessi dalle milizie. Nessuno ha considerato l’evacuazione di massa degli abitanti di  Tawergha, Mashashia, Qawalish, Warsfana, l’attacco a Bani Walid, il massacro di Gargour, l’attacco alla base di Barak al-Shati, il trasferimento di armi e combattenti da Misurata per sostenere i terroristi di al-Qaida a Derna e a Bengasi, il colpo di Stato contro le elezioni del 2014, l’invasione delle istituzioni statali,  l’incendio dell’aeroporto e altre centinaia di crimini attestati; nessuno ha condannato l’intervento militare turco e l’arrivo di mercenari siriani attirati per combattere in nome di ideologie estremiste, né tantomeno  l’embargo e il taglio di servizi essenziali che è stato imposto a Tarhuna, Bani Walid e ai quattro distretti intorno a Tripoli.

Dal 2019 l’Esercito Libico era riuscito a liberare la capitale mantenendo le milizie fuori da questa, affinché i civili non si trasformassero in scudi umani  dei gruppi armati. Oggi accade invece il contrario, essendo in corso un attacco condotto da banditi e mercenari stranieri che hanno come bersaglio anche i libici disarmati e innocenti.  Tutto ciò ha fatto crollare gli slogan della comunità internazionale e ha dimostrato il doppiopesismo con cui questa si approccia al fascicolo libico, davanti al quale il popolo libico e le sue forze armate potrebbero presto reagire con forza.

al-Habib al-Aswad è uno scrittore tunisino

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