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Libano: Ayam Beirut al-Cinema’iya, festival del cinema arabo indipendente

AYAM BEIRUTDaily Star Lebanon (17/03/2013). L’Ayam Beirut al-Cinema’iya è il festival libanese tutto dedicato al cinema arabo indipendente. A partire da venerdì scorso, per dieci giorni si proietteranno più di 50 film – lungometraggi, documentari e corti. Ad aprire il festival il film debutto di Haifaa al-Mansour, che col suo Wadjda si è aggiudicata le attenzioni dei media non solo perché è una donna saudita, ma anche perché la sua opera è tanto buona da essere stata ospitata a Venezia. Dibattiti per cineasti e registi, sessioni di networking e lezioni d’alto livello per giovani aspiranti professionisti del cinema sono parte integrante dell’evento. Ayam Beirut al-Cinema’iya, giunto alla sua settima edizione, è stato spostato quest’anno da ottobre a marzo. Fondato nel 2011 da Beirut Development and Cinema, un’associazione di giovani registi indipendenti e compagni di viaggio, il festival è sempre stato una perla rara. Sin dall’inizio infatti è stato pensato come un evento non competitivo dedicato alla visibilità e all’educare il pubblico al cinema arabo.

Una forte rappresentanza del cinema nordafricano caratterizzerà quest’edizione del festival: protagonisti i due ultimi lavori dei talenti marocchini Nabil Ayouch e Faouzi Bensaidi. Ayouch arriverà col suo God’s Horses (2012), incentrato sulla storia di due fratelli cresciuti nel quartiere Sidi Moumen di Casablanca che si trovano a che fare con l’islam radicale. Bensaidi porterà invece Death for Sale, in cui troviamo sempre dei giovani marocchini sul filo tra violenza criminale e una patina dell’islam radicale. C’è poi Leila Kilani col suo On the Edge il cui spaccato di vita ai margini si concentra in questo caso sulla vita di due donne, migranti, che cercano di farsi una vita nella free zone economica del Marocco.

Al festival prendono parte anche diversi film dall’Algeria, tra cui The Repentant, l’opera più recente di Merzak Allouache. Un giovane uomo accetta l’offerta che gli fa lo Stato di tornare a una “normale” vita civile rinunciando in cambio alla violenza. Questa rinuncia, nota Allouache, non garantisce né pace né normalità. Verrà proiettato poi Winter of Discontent dell’egiziano Ibrahim El Batout, When I Saw You della giordano-palestinese Annemarie Jacir e Round Trip di Meyar al-Roumi, a rappresentare il cinema siriano.