News Politica

L’Egitto post-rivoluzionario festeggia l’anniversario del 6 ottobre

Sono arrivata al Cairo la sera del 5 ottobre vigilia della festa nazionale in cui si celebrava la guerra dello  Yom Kippur.Nonostante la conclusione della guerra abbia visto una forte avanzata dell’esercito israeliano nel territorio egiziano, essa viene comunemente considerata come la più grande vittoria strategica dell’Egitto e il punto di svolta delle relazioni israelo-egiziano. Per la prima volta nella sua storia Israele comprese di dover rispondere delle sue azioni ai confinanti paesi arabi, mutamento imposto anche all’America che fu costretta a considerare anche il punto di vista arabo all’interno della questione palestinese.

Con molta probabilità proprio questo peso storico, politico ed emotivo che circonda l’anniversario del 6 ottobre ha spinto il Presidente egiziano Mohammed Morsi a tenere in quest’occorrenza il più lungo discorso pubblico dal giorno della sua elezione. In uno stadio del Cairo colmo di sostenitori del partito al governo, il PJD, di membri della fratellanza musulmana e di importanti cariche religiose del paese, il Presidente ha tirato le somme sui suoi primi 100 giorni di presidenza. Nelle due ore di discorso Morsi ha toccato i più importanti temi politici del momento: la transizione democratica post-rivoluzionaria, la tutela dei diritti umani, i finanziamenti internazionali dell’IMF, le relazioni bilaterali con Israele e la crisi siriana.

La soddisfazione espressa dal Presidente viene però fortemente messa in dubbio dalla società civile che come d’abitudine usa Facebook come suo mezzo di espressione. Così sin dal giorno stesso le pagine del social network si sono riempite di gridi di rabbia, disillusione e taglienti vignette satiriche rivolte al Presidente egiziano che, stando ai commenti del popolo di Internet descriverebbe un paese completamente diverso dall’attuale Egitto.

L’Egitto di Morsi è un paese che sta seriamente affrontando il problema dalla corruzione, un paese dove i beni di prima necessità sono accessibili a tutti; uno stato che non viene messo sotto ricatto dalla politica dei prestiti internazionali impostale dal Fondo Monetario Internazionale. L’Egitto visto dagli egiziani appare invece molto diverso.  Membri dei comitati per la tutela dei diritti umani denunciano un disinteressamento del governo e della presidenza verso temi fondamentali come il rilascio dei prigionieri politici e l’uguaglianza sociale. Il resto della società civile descrive un Presidente allo sbaraglio con un programma presidenziale che invoca Dio perché gli indichi la strada da percorrere.

Così alla fine dei conti, l’anniversario del 6 Ottobre diventa lo specchio della forte divisione presente in Egitto, tra classe politica e società. Quello che ci troviamo davanti è un Egitto molto diverso da quello di 30 anni fa. Oggi vediamo un paese dove si pensa ad elogiare la persona, più che le sue azioni, riportandoci alla memoria periodi non felici e non così lontani della storio egiziana; tutto ciò, come sottolinea il famoso scrittore Ala Al Aswani, “mentre il popolo soffre”.