Media News

Ramadan e fiction nell’Egitto post-rivoluzionario

Di Ahmad Zakaria. Egypt Independent (16/08/2012). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi

Durante il Ramadan, molte serie TV hanno trattato i 18 mesi successivi alla rivoluzione del 25 gennaio. Una di queste è “Firquet Nagy Atallah” (La brigata di Nagy Atallah), con la star Adel Imam. Israele è il vero antagonista del popolo egiziano: questo è il tema principale, con l’obiettivo di sopravvalutare il potere del nemico esterno in modo da sminuire le minacce interne al processo di transizione democratica del Paese.

Non dobbiamo dimenticare, invece, che il regime corrotto di Hosni Mubarak e la sua banda è stato il nemico giurato degli egiziani. Dall’apparato di sicurezza sono emerse altre figure ostili che hanno stuprato, torturato e ucciso persone per fermare la rivoluzione contro gli oppressori. Tra i nemici ci sono anche quegli elementi contro-rivoluzionari che hanno dato fuoco al Paese e seminato il caos.

Insomma, “Firquet Nagy Atallah” ci riporta agli anni della propaganda di stato che mirava a dirottare la rabbia della nazione contro Israele come unica vera minaccia, ignorando i crimini del governo autoritario. Sulla stessa scia si colloca “Al-Safaa” (Lo schiaffo). Questa fiction tenta di ristabilire la fiducia nei servizi segreti, accusati di nascondere informazioni sulla famosa Battaglia del Cammello e di altri complotti per fermare la rivoluzione.

Altre due serie TV, “Taraf Talet” (La terza festa) e “Al-Baltagy” (Il criminale), si concentrano sul lato umano dei teppisti pagati dal cosiddetto stato profondo, nel tentativo di conquistare la simpatia del pubblico e cancellare la memoria storica dei delitti commessi ai danni dei rivoluzionari. Ritorna anche il tema del complotto esterno, con l’intento di far passare l’idea che le immagini di membri dell’esercito scagliati contro i manifestanti sono state prodotte da “potenze straniere” per indurre gli egiziani contro i militari.

Per realizzare tutte queste fiction è stato speso più di un miliardo, il che chiama in causa l’intenzione dei produttori di influenzare l’opinione del pubblico e di tessere una particolare narrazione storica della rivoluzione. Le serie TV sono solo il primo passo per costruire la storia e la memoria della nazione. I giorni a venire mostreranno come il nuovo governo dell’Egitto proverà ad imporre la propria narrazione, in cui l’Islam politico avrà un ruolo importante.