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L’ascesa del “Trumpismo”: il mondo per quello che è realmente

"Donald Trump", caricatura di Donkey Hotey
"Donald Trump", caricatura di Donkey Hotey
Le elezioni americane tenutesi l’8 novembre scorso non hanno decretato solo il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America, ma anche un nuovo fenomeno: “il Trumpismo”

L’opinione di Al-Quds. Al-Quds al-Arabi (10/11/2016). Traduzione e sintesi di Veronica D’Agostino.

La vittoria alle elezioni americane del candidato repubblicano Donald Trump ha registrato una vera e propria ascesa di quello che i mass media avevano iniziato a chiamare con il termine “Trumpismo”: un fenomeno politico e non solamente una persona.

Per definire questo fenomeno bisogna leggerlo all’interno del contesto americano attuale. Trump ha sfruttato la storiella secondo la quale lui “è al di fuori dell’amministrazione americana” (a differenza della sua avversaria Hillary Clinton) e ha usato un metodo vincente basato su slogan altezzosi ma efficaci, incitando parte della popolazione contro componenti specifiche della società, come musulmani, messicani e immigrati, cosa che gli ha permesso di convincere milioni di elettori: dai poveri bianchi, colpiti dal fallimento di alcuni settori tradizionali come quello automobilistico, dell’acciaio e delle miniere; a quelli che considerano gli immigrati una minaccia per i loro interessi e il proprio posto di lavoro, fino alla popolazione che rappresenta gli stati della destra cristiana, oltre a tutti coloro che si sentono ignorati ed emarginati dal sistema americano.

Mesi prima, il celebre registra americano Michael Moore affermò che la candidatura di Trump non era solo un’idea propagandistica per il suo programma televisivo. Quello che poteva sembrare un piccolo gioco si è trasformato in una tendenza politica travolgente che esprime una condizione americana e mondiale nuova. Il fenomeno Trump è una enorme potenza distruttiva e la società americana, e quindi il mondo, ha trovato in lui il suo massimo esponente.

Nonostante la nostra avversione per questo fenomeno, che riduciamo alle caratteristiche di una personalità bizzarra dai pregi contraddittori tra loro (come quello di essere un miliardario di successo o la star di un reality show), il sostegno nei confronti di Trump da parte delle correnti razziste occidentali non si è esaurito, così come i suoi scandali relativi alle molestie contro le donne e alle discriminazioni contro le minoranze e i più deboli.

Pertanto, se vogliamo comprendere questo fenomeno, dobbiamo leggere i significati più profondi che vanno oltre Trump e l’America, i suoi rappresentanti e tutte quelle personalità che incarnano una minaccia per il mondo come Vladimir Putin, Benjamin Netanyahu e Bashar al-Assad. Non a caso, oggi stiamo assistendo all’ascesa di tendenze “fasciste” e razziste moderne presenti in tutte le culture del mondo, tra cui naturalmente Daesh (ISIS), ma anche i partiti razzisti occidentali come il partito britannico Ukip che ha portato alla Brexit, il partito francese Front National, quello tedesco Pegida e altri ancora.

La logica alla base della vittoria di Trump è la grande voglia di cambiamento che ha invaso gli americani. La maggior parte delle responsabilità, però, ricade sugli avversari del repubblicano: la stessa Hillary Clinton, ma soprattutto Barack Obama, le cui politiche hanno portato di fatto all’espansione dell’influenza russa nella regione araba, all’escalation del potere dell’Iran, alla stabilità dei tiranni arabi e all’aumento dell’estremismo e del terrorismo internazionale.

Tuttavia, la peculiarità che caratterizzerà l’era di Trump è che noi vedremo il mondo per quello che è realmente.

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