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Un giorno diverso per Cina, Europa e mondo arabo

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Il 20 gennaio Donald Trump diventa il presidente della nazione più potente al mondo e sarà un giorno diverso per la Cina, l’Europa, il Mondo arabo e il resto del mondo

Di Muhammad Ali Farhat. Al-Hayat (19/01/2017). Traduzione e sintesi di Veronica D’Agostino.

Finora è stato facile delineare le aspettative politiche di ogni nuovo presidente americano, soprattutto sulla base del suo curriculum e del proprio atteggiamento nel partito, ma per quanto riguarda Donal Trump la questione sembra essere più complessa e misteriosa. Leggere l’approccio di Trump alla luce delle politiche annunciate dal partito repubblicano e dalle sue dichiarazioni contraddittorie pronunciate durante la campagna elettorale non è attendibile. Gli osservatori sono stati sorpresi dallo scoprire una personalità più equilibrata e dalla scelta di una road map derivante dal partito repubblicano e da quello democratico, che sembra essere migliore di entrambi. Così, se questa verrà approvata, forse, l’agente immobiliare, il presidente degli Stati Uniti d’America e il capo del mondo intero rappresenterebbero una svolta epocale in una sola volta.

Tuttavia, non è possibile scommettere sulla politica americana lanciata da Trump. Di fronte a sé egli ha sfide enormi da affrontare, le quali possono ostacolare l’inversione di rotta promessa nei suoi discorsi e nei suoi tweet. In primo luogo, uno scettico Vladimir Putin, il quale prevede di ottenere un colpo di Stato da Trump, teme un dietro front del suo consiglio; al tempo stesso, parlamentari e senatori tendono spesso a considerare la Cina un alleato e la Russia un nemico, ma Trump tende al contrario. Già è iniziato lo sfottò da parte di Pechino riguardo il suo forte interesse a limitare la situazione nel mar Cinese, affermando che le comunicazioni non sono positive sotto la guida di Taiwan.

Anche i Paesi alleati di Washington si preparano ad affrontare l’ambiguità di Trump e i suoi colpi di scena. Il Canada ha sostituito il suo ministro degli esteri Stéphan Dion con il segretario esperto di economia Christya Freeland, al fine di gestire al meglio i rapporti economici tra i due Paesi, soprattutto riguardo l’entra e l’uscita di circa 3 miliardi di dollari al giorno tra i due Stati.

Se questa è la situazione del Canada, quella dell’Europa oscillerebbe tra accogliere diplomaticamente Trump e sfuggire a opinioni anti-UE e NATO, considerato da Washington un partner fondamentale. I presidenti americani vedono l’Europa come una mamma anziana salvata dalle due guerre mondiali, ma con Trump, l’Europa rischia di trasformarsi in un vecchio straniero che non ha più bisogno di loro. L’Europa si sta preparando alla nuova era americana senza conoscere realmente la sua preparazione e i suoi componenti necessari.

Il mondo arabo, che ha sopportato il ritiro di Barack Obama e dei suoi doveri nei confronti della sicurezza dalla regione, ha forti dubbi che ci possa essere un cambiamento positivo nelle nuove politiche della Casa Bianca. La paura è che il nuovo presidente americano possa portare maggior instabilità e possa non rispettare i suoi obblighi internazionali, lasciando così il mondo arabo prigioniero di Vlatimin Putin, delle armi e della povertà in politica e in economia.

Paura? Forse Trump porterà piacevoli sorprese, chi lo sa?

Muhammad Ali Farhat è un giornalista per Al-Hayat.

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