News Palestina Zoom

Israele modifica la legge per ostacolare la presenza araba nel Knesset

La Knesset, il parlamento israeliano

Di David Alandete. El País (11/03/2014). Traduzione e sintesi di Roberta Papaleo.

In un clima di crescente polarizzazione politica, la coalizione di governo di Israele, guidata da Benjamin Netanyahu, ha approvato una nuova legge che aumenta la soglia minima di rappresentanza elettorale in parlamento dall’attuale 2% al 3,25%. Dopo questa riforma, dalla formazione del Knesset resterebbero esclusi due partiti arabi e il partito di centro Kadima, fondato dal defunto Ariel Sharon.

Questa nuova legge elettorale fa parte di un’ambiziosa riforma incostituzionale intrapresa dal governo israeliano un anno fa. Infatti, oltre ad essa, il parlamento israeliano sta votando altre due leggi che hanno suscitato non poche polemiche. La prima, elaborata dal partito Habait Hayehudi, prevede l’obbligo di sottomettere a referendum qualsiasi concessione territoriale palestinese che interessi Israele, Gerusalemme o le alture del Golan. La seconda, riguarda integrazione degli ebrei ulta-ortodossi nel servizio militare obbligatorio.

Ognuna di queste leggi costituisce il progetto di una fazione diversa della colazione al governo. I cinque partiti che la formano si sono accordati di votare in blocco queste riforme per evitare defezioni interne circa gli argomenti più delicati, come quello di integrare gli studenti di religione nelle forze armate. Mai, sin dalla fondazione dello Stato nel 1948, un partito israeliano aveva ottenuto una maggioranza assoluta per governare in solitaria.

L’opposizione parlamentare – che riunisce partiti laburisti, di sinistra, di ebrei ultra-ortodossi e arabi – hanno boicottato queste riforme considerandole un assalto ai principi democratici nazionali. Il capo dell’opposizione, il laburista Isaac Herzog, ha denunciato il fatto che il governo Netanyahu “stia prendendo misure di odio ed esclusione, cercando di espellere tutta una serie di partiti”.

Israele conta 7,9 milioni di abitanti, di cui 1,6 milioni sono arabi. Nel Knesset, sono tre le formazioni arabe che li rappresentano, di cui due rimarranno escluse se verrà applicata la nuova legge elettorale: lo scorso anno, i partiti Balad e Hadash non hanno raggiunto la soglia del 3%. Invece, la coalizione formata dalla Lista Araba Unita e il partito Taal ha raggiunto il 3,65% di voti, anche se questo non vuol dire nulla, dato che nel 2006 aveva raggiunto solo il 3,1%.

Secondo quando dichiarato da Jamal Zahalka, leader del partito Balad, le formazioni arabe hanno già iniziato a negoziare una loro possibile unificazione in vista delle prossime elezioni. “Questa nuova legge priva la nostra comunità di una vera rappresentanza parlamentare”, ha commentato Zahalka. “Per oltrepassare questa soglia si dovranno unire partiti che non condividono la stessa ideologia”, ha aggiunto. Infatti, in questo miscuglio sono raggruppati gruppi islamisti, socialisti e arabisti, con obiettivi molto diversi.

Il ministro degli Esteri Avigdor Liberman, capo della formazione ultra-conservatrice Israel Beitenu e artefice della legge elettorale, ha accusato l’opposizione di essere “ipocrita e piagnona”. Il premier israeliano Netanyahu, da parte sua, ha giustificato la riforma elettorale facendo appello alla “necessità che la gente israeliana abbia un governo stabile e forte, con una migliore governabilità e con meno scissioni tra i partiti”.

Vai all’originale