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Israele e la legge sulla legalizzazione degli insediamenti

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Il parlamento israeliano ha approvato una legge che espropria terreni privati palestinesi in Cisgiordania. Che cosa cambia con questa legge, chi riguarda e perché è una questione importante

Di Allison Kaplan Sommer. Haaretz (07/02/2017). Traduzione e sintesi di Laura Formigari.

Il governo israeliano ha emanato una legge che permette di espropriare i terreni privati della popolazione palestinese in Cisgiordania, lì dove si trovano insediamenti e avamposti israeliani. Questa legge permette ai coloni di mantenere la propria abitazione e, anche se non ne garantisce la proprietà, nega ai proprietari palestinesi il diritto di rivendicare la terra o prenderne il possesso fino a quando non verrà trovata una soluzione diplomatica circa lo status dei territori.

Così la Regularization Law, che “si prefigge di regolamentare e sviluppare gli insediamenti in Giudea e Samaria”, di fatto legalizza in maniera retroattiva l’espropriazione da parte del governo di terreni privati ai proprietari palestinesi. Israele ha così superato un limite che non aveva mai varcato prima, anche secondo l’opinione di personalità del Likud come l’ex ministro Dan Meridor il quale ha definito la legge “cattiva e pericolosa”. Egli ha fatto notare che il parlamento non ha mai regolamentato la proprietà palestinese in Cisgiordania, perché “gli arabi di Giudea e Samaria non hanno mai votato per la Knesset e quindi essa non ha l’autorità di legiferare per loro. Questi sono i principi della democrazia e della legge israeliana”.

“Se Israele avesse la piena sovranità in Cisgiordania”, afferma, “dovrebbe garantire alla popolazione palestinese il diritto di cittadinanza e di voto. Fino a quel momento, l’autorità di Israele sulle terre in Cisgiordania, è limitata solo a motivi di sicurezza, come previsto dalla legge”. A questa voce si unisce quella del Procuratore Generale Avichai Mandelblit il quale ha dichiarato che, se la legge venisse contestata in tribunale, lui non sarà disposto a difendere argomenti che violano la IV Convenzione di Ginevra. Questo però non ha fermato il ministro della Giustizia Ayelet Shaked, esponente di estrema destra e membro anziano del partito Habayit Hayehudi (La Casa Ebraica), la vera forza trainante dietro questa legge. Shaked ha affermato che, se necessario, un avvocato privato difenderà il governo in una battaglia legale che, secondo gli esperti, finirebbe con l’annullamento della legge stessa.

Secondo Peace Now, la Regularization Law ad ora, permette una legalizzazione retroattiva della terra in più di 50 avamposti e insediamenti, di cui 16 sono già colpiti da un’ordinanza di demolizione su abitazioni costruite su terreni rivendicati da proprietari palestinesi.

Secondo la nuova legge, ai proprietari palestinesi viene affidato, se possibile, un altro appezzamento di terra; in caso contrario, vengono risarciti annualmente del 125% del valore della terra, come stabilito da un comitato di valutazione, per periodi rinnovabili di 20 anni. Tuttavia, la Regularization Law ha subito in parlamento dei tentativi di voto posticipato: la ragione primaria è legata alle preoccupazioni di Netanyahu riguardo i colpi di coda dell’amministrazione Obama e un possibile passo falso iniziale con l’amministrazione Trump la quale aveva esplicitamente chiesto a Netanyahu di non prendere alcuna decisione prima dell’incontro dei due leader il 15 febbraio. Tuttavia nulla poteva il primo ministro israeliano sotto le pressioni della Casa Ebraica, limitandosi solamente ad “avvisare” Trump e accettare le critiche del primo ministro britannico Theresa May. Presumibilmente, per salvare la faccia con i suoi sostenitori di destra, è tornato sui suoi passi, negando di aver provato a ritardare il voto.

Allison Kaplan Sommer è una giornalista statunitense.

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