Titolo originale: Al-Qāhira laysat wahīda – Ibrahim Dawood (AlHayat 02/06/2013). Traduzione di Claudia Avolio.
La mia città ha paura della tranquillità
E scongiura i corvi di allontanarsi
Gli assassini affilano i loro rancori sulla frontiera
E forse nel Caffè frequentato da chi tra noi è straniero
Gli assassini credono che la mia città sia sola
E che esiterà o andrà nel panico nell’ora del pericolo
Non comprendono la gioia che suscita il dissenso
Nelle piazze
L’ombra che si muove al centro delle storie che
I bambini hanno nascosto nell’ora zero
Le voci dei criminali non sono più allarmanti per i passeri
Perché alberi nuovi colmi d’affetto
Sono germogliati nelle gole
Senza dubbio cadrà…
Cadranno
Perché Dio ama i buoni
E perché al dolore che sostava accanto al fiume
Sono spuntati i denti
La mia città è in grado di cacciare
Le sue strade sanno quando inizia la danza
E quando le ferite profumano
Le sue moschee vigilano sui buoni nei vicoli
Gli assassini non comprendono la musica
E non si fidano dei loro passi
Masticano il dolore delle persone
E brandiscono il vento
Che ha mosso le bandiere della libertà
Non comprendono l’agricoltura
E non sanno che gli agricoltori, i cui nipoti si sono consacrati alla purezza
Non permetteranno ai signori della religione – che si sono alleati con gli assassini
Di pregare tra le prime file.
Ibrahim Dawood è tra i più importanti poeti del verso libero degli anni ’80.
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