di Amir Taheri (Asharq AlAwsat 19/08/2012). Traduzione di Claudia Avolio.
Per almeno mezzo secolo, la poesia araba ha trovato i suoi principali fautori in Iraq, Egitto e Libano. Chiunque nutra interesse per la poesia araba contemporanea saprebbe citare il nome di almeno un poeta che provenga da uno di questi Paesi. Ora, tuttavia, una quarta nazione potrebbe inscriversi in questa galassia: l’Arabia Saudita. Che i sauditi siano amanti della poesia non è una sorpresa. La penisola è stata la culla di una delle più antiche tradizioni poetiche al mondo, risalendo fino all’epoca Pre-Islamica. Nei miei frequenti sopralluoghi in Arabia Saudita, nel corso degli ultimi quarant’anni, ho preso parte a molti recital di poesia che potevano contare su un pubblico decente anche in aree remote e scarsamente popolate. Quasi sempre, però, si trattava di esercizi di stile in forme classiche, su tutte l’intramontabile qasida. L’antologia offerta da Saad Al-Bazei, professore emerito di Inglese a Riyadh, si distingue nel presentarci la poesia moderna del regno. Proprio così: “poesia moderna”.
L’antologia, in una bellissima edizione, è edita da I.B. Tauris, una delle migliori case editrici specializzate in Medio Oriente. Gli standard mantenuti dalle edizioni e pubblicazioni della I.B. Tauris fanno onore alle pubblicazioni inglesi, in netto declino sin dagli anni ’70. Quarantuno, tra poeti e poetesse, sono gli autori presentati dall’opera, con diversi stili che vanno dal neo-classico al surrealista. Le loro poesie dimostrano che, almeno per questa branca della letteratura, l’Arabia Saudita è parte integrante del mondo moderno. Tale modernità non si limita alla forma, anche se è la caratteristica che salta subito all’occhio. La vera modernità di queste poesie può ritrovarsi piuttosto nei temi affrontati. Essi riflettono molte delle ansie, speranze e paure dell’umanità contemporanea. In più, a livello individuale, indagano preoccupazioni come quella dell’amore in un mondo incerto, le crisi d’identità, e i riti di passaggio in multipli (se non contraddittori) contesti culturali.
La cosa interessante è che questi temi universali sono evocati in pure voci saudite. E tale vocalità è resa ancor più incisiva dall’uso di espressioni e termini colloquiali sauditi riferiti ad aspetti della vita nel regno. Anche se questi poeti hanno le proprie radici nei luoghi comuni del regno, la loro poesia non è mai provinciale. La loro esperienza potrebbe accordarsi benissimo ai lettori di tutto il mondo. Molti dei poeti hanno avuto un’esperienza diretta col mondo circostante, per aver studiato o visitato il Medio Oriente, l’Europa, il Nord America, l’Asia. La loro Musa potrebbe ispirarli a Houston, in Texas, a Parigi allo stesso modo di Bureida o Dhahran. Tra le poetesse e i poeti che farebbe piacere qui citare, uno è senz’altro Ibrahim al-Wafi, la cui poesia “Febbre!” è un vero tour de force. Mi è piaciuta anche Ashjan Hendi, soprattutto per il suo umorismo gentile, e poi Mohammad Khithr, che con la sua “Libertà” ci offre una perfetta sintesi tra forma e contenuto.
Poi c’è Abdullah al-Washmi con le sue brevi stringhe di haiku, che tutte insieme formano una qasida. Devo ammettere che sono rimasto colpito anche dalle poesie di Huda al-Daghfag, circa la condizione delle donne e la loro ricerca di maggiore libertà ed uguaglianza. Un altro che ho apprezzato è Hamid bin Aqueel, per la sua “Conflagrazione” e la poesia-gemella “Un campo per una conflagrazione blu”. Per quanto concerne i temi e i toni, la poesia saudita moderna è decisamente urbana. Abbandona il deserto, con le sue immagini di dune sabbiose e cammelli rampanti, lo lascia ai poeti della tradizione, per spingersi verso la vita nelle nuove città: veloci, congestionate e attraversate da continue lotte. L’amore resta un tema portante, ma la sua espressione diverge dal posto riservatogli nella poesia tradizionale.
Qui, l’amante non versa lacrime amare per un amato che resta eternamente fuori dalla sua portata. La preoccupazione più frequente è invece che l’amore possa fallire nel mantenere la sua promessa, e che il tempo e la vita possano marginalizzarlo o addirittura eliminarne ogni traccia. Un altro tema trattato è quello del rifiuto delle regole che reprimano le libertà individuali appellandosi a valori della tradizione. “Olio di condoglianze per le donne del Golfo” di Ahmad al-Wasil, “Un Mito” di Abdullah Saikahn e “Un’idea” di Hussain Sarhan sono tutt’e tre delle frecce scoccate dritte al cuore del pregiudizio. La satira rivolta alla passione per l’ostentazione nutrita dai nuovi ricchi è un altro leit-motiv dell’opera, esempio lampante ne è Ahmad Kattua con la sua “Senza scopo”. Al contrario di molti poeti di altri Paesi arabi, i poeti sauditi sono scevri da nostalgia, oppio degli sconfitti della Storia, né sono interessati a un facile e gratuito “eroismo” associato ai conflitti tanto regionali quanto internazionali. Liberi dalla demagogia politica, gran parte dei poeti sauditi possono confrontarsi con questioni più profonde dell’esistenza umana.
Al-Bazei apre l’antologia con un saggio introduttivo dedicato alle nuovi voci poetiche, sin a partire dagli anni ’30, e poi ’50, quando le tradizioni classiche e romantiche stavano prendendo forma una accanto all’altra. Secondo Al-Bazei, l’attuale tendenza modernista è cominciata con Muhammad al-Ali negli anni ’70, quando una distinta voce saudita ha prodotto i primi vagiti. Allora i poeti sauditi si dedicavano all’apprendimento di lingue occidentali e si imbattevano in opere di poeti europei ed americani moderni come T. S. Eliot. Con poche eccezioni, le traduzioni di quest’antologia sono semplicemente eccellenti. Alcune riescono a rendere metrica e rime, mentre altre si attengono al contenuto, rielaborandolo. Per questioni di spazio, non potrò menzionare ogni singolo traduttore. Ma siamo enormemente grati ad ognuno di loro. “Nuove Voci d’Arabia” getta solo un seme rispetto al fertile mondo della poesia moderna prodotta dalla nuova generazione di sauditi. Almeno mezza dozzina dei poeti presentati nel volume meritano un maggior approfondimento per essere goduti a pieno dal mondo anglofono. Dunque… Al-Bazei, rimettiti presto a lavoro!
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