Di Mustafa Ahmed Al-Numan. Asharq al-Awsat (02/03/2014). Traduzione e sintesi di Giusi Forrisi.
Molti yemeniti sanno che in passato ho criticato i metodi utilizzati dall’ex presidente Saleh nella gestione degli affari di Stato, così come nella scelta dei suoi assistenti e consiglieri: ha dato libero sfogo alla corruzione e ha preferito persone di fiducia e dissimulatori, ha concesso loro privilegi che non rientravano in quelli previsti dalla legge e ora non si può accettare che costoro eludano le proprie responsabilità rispetto alle decisioni e alle misure adottate.
Ciò che non comprendo è l’euforia eccessiva mostrata da molti dei suoi opponenti in seguito alla decisione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di creare un comitato che imponga sanzioni a coloro che ostacolano il processo di transizione del Paese. Tale risoluzione costituisce un precedente negativo all’interno dei metodi di approccio utilizzati dai Paesi occidentali per imporre un’amministrazione fiduciaria totale sulle altre nazioni.
La risoluzione ha posto il Paese e la sua popolazione alle dipendenze del comitato delle sanzioni, che nel prendere le sue decisioni si avvarrà di esperti non yemeniti i quali avranno la facoltà di dare o togliere e, al popolo yemenita, non resterà che obbedire. I politici yemeniti hanno indotto il loro Paese ad entrare nella cerchia delle nazioni che non sono in grado di portare avanti la conduzione dei loro affari e la tutela degli interessi dei cittadini, perciò hanno provveduto alla formazione di un comitato, com’è accaduto anche in Sudan, Congo, Africa Centrale e altrove.
La risoluzione è stata chiaramente dettata da compassione, ma le sue conseguenze saranno devastanti per lo Yemen e per il suo futuro come Stato sovrano: le autorità non potranno far altro che obbedire agli ordini provenienti da New York.
La risoluzione 2140 è un esempio di quello a cui potrebbero andare incontro altri Paesi, ed è segno dell’insuccesso della Lega Araba e di quello del sistema politico arabo in generale.
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