The Daily Star Lebanon. (09/10/2014). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia.
La Turchia sembra stia portando avanti, sul suo confine, la partita di un gioco con la Siria, ma senza aver capito come vincere né quale sarebbe la vittoria.
Malgrado il parlamento turco abbia autorizzato la settimana scorsa il dispiegamento dell’esercito in Siria e in Iraq, i carri armati turchi non hanno fatto altro che stare in seconda linea a guardare mentre Daish si avvicinava sempre più al confine della città di Ain al-Arab, Kobane per i curdi.
Erdogan dichiara che il suo Paese è impegnato a proteggere il popolo di Ain al-Arab ma in realtà sembrerebbe che Ankara stia mischiando le carte in gioco trasformando la battaglia per la città di confine in una lotta geopolitica.
Sembrerebbe che l’inazione e l’inevitabile caduta di Ain al-Arab faccia sì che la Turchia prenda due piccioni con una fava: prima di tutto perché qualsiasi altra vittoria di Daish destabilizzerebbe il regime di Assad a Damasco e in secondo luogo perché il suo auto-proclamato nemico curdo si indebolirebbe.
La velocità con la quale si stanno susseguendo gli eventi al confine rende difficile per Ankara nascondere le sue mosse. Ma le sue politiche non mancano di difetti: vuole veramente Daish ai suoi confini?
La sua presunta opposizione a Daish ora lascia molte domande senza risposta: come mai centinaia di combattenti stranieri hanno passato le frontiere turche per unirsi a Daish in Siria e in Iraq? Come può Daish ricevere così tanti finanziamenti e come riesce a vendere tutto quel petrolio?
Se la coalizione anti-Daish che ora include una sessantina di Paesi si rallegra di un partner così instabile quale è la Turchia, sarà mai in grado di raggiungere i propri obiettivi? Alcune domande difficili hanno bisogno di trovare una risposta.
Add Comment