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Tunisia: le misure anti-terrorismo minacciano le libertà del popolo

Di Omar Belhaj Salah. The Daily Star Lebanon (30/09/14). Traduzione e sintesi di Giusi Forrisi.

Lo scorso 16 luglio sul monte Chaambi, al confine con l’Algeria, 15 soldati tunisini sono stati uccisi nell’attacco più atroce tra quelli verificatisi in quasi un anno. L’ostilità ricorrente mostrata contro l’esercito e le forze di sicurezza, e di cui sarebbero responsabili gli estremisti, ha generato un clima di paura tra il popolo tunisino. Tale paura permette alla polizia e all’esercito di assumere un ruolo sempre più forte all’interno dell’apparato statale. Ciò ha fatto registrare un aumento dei casi di abuso da parte delle forze di polizia nell’ultimo anno. Uno di questi si è verificato ad aprile, in un tribunale nel distretto di Sousse, durante lo svolgimento del processo contro un ufficiale di polizia accusato di aver commesso un omicidio volontario mentre era in servizio. Il Sindacato Nazionale delle Forze di Sicurezza Interne ha assediato il tribunale per tre giorni, chiedendo il suo rilascio.

Simili atti di intimidazione sono aumentati in Tunisia: tra l’aprile e l’agosto 2014 sono stati riportati ben 101 attacchi a giornalisti da parte dell’esercito e dalla polizia e decine di esempi di abuso di potere e di pratiche illegali compiute sui cittadini, come risultato della campagna anti-terrorismo lanciata ad agosto.

Lo scorso mese, il primo minstro Mehdi Jomaa ha deciso di sospendere 157 associazioni religiose non governative, per presunti legami col terrorismo. Inoltre, sono stati chiusi due canali radio e alcune moschee ritenute promotrici di un’ideologia estremista. Tutto ciò è stato fatto nel primo caso basandosi su una legge obsoleta (ovvero quella del 1975, eludendo la legge attuale n. 88/2011 che dà facoltà solo ai giudici di sospendere o dissolvere un’associazione), e nel secondo caso senza la consultazione dell’Alta Autorità per la Comunicazione Audiovisiva; in questo modo il governo ha reso chiaro la sua visione che la sicurezza ha la precedenza sulle procedure democratiche.

Tuttavia, a lungo termine tali pratiche restrittive, così come la manipolazione delle leggi, potrebbe frenare il già fragile cammino di transizione della Tunisia. L’eccessiva oppressione da parte dello Stato ha spesso fatto fiorire il radicalismo, piuttosto che eliminarlo. In questo modo la Tunisia non fa altro che minacciare le libertà dei cittadini, più che migliorare la loro sicurezza.

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