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“Parole dietro le sbarre”: la prima raccolta di letteratura carceraria di Mounir Adib

Zoom 24 gen letteratura prigione

Egypt Independent (19/01/2014). Traduzione di Roberta Papaleo.

“Parole dietro le sbarre”, di Mounir Adib, è un libro unico che da al lettore l’opportunità di vedere il lato nascosto di una subcultura popolare da una prospettiva diversa rispetto all’opinione generale.

Per anni, i leader della Jama’a al-Islamiya sono stati oggetto di studio dal punto di vista delle loro idee puritane, della loro boria verso gli altri, delle loro azioni sanguinose per guadagnare potere, cercando di stabilire il loro regime con il pretesto di essere più vicini a Dio. Tuttavia, nel suo libro Adib cerca di far luce sui lati oscuri di questi leader, ancora sconosciuti ai ricercatori, con lo scopo di rispondere a domande come: “Queste persone possono comportarsi come noi?”

Adib ha raccolto quando scritto dai prigionieri politici nei 30 anni passati dietro le sbarre. Il primo capitolo racchiude le poesie da loro incise sui muri della prigione, mentre nel secondo si leggono i loro racconti brevi.

Il libro, di 319 pagine, presenta le prime poesie scritte dai leader di Al-Qaeda Ayman al-Zawahiri e Abdel Basset Galah Gawab, che raccontano una storia vera. È inoltre presente nell’opera un’ode nella quale i due elogiavano la madre dell’assassino dell’ex presidente Sadat, la stessa ode che veniva cantata nei campi di addestramento in Afghanistan. In più, il libro comprende anche la poesia intitolata “Portate le vostre armi e uccidete Anwar”, che spingeva i membri della Jama’a al-Islamiya e dell’Organizzazione del Jihad Islamico a uccidere insieme Sadat.

Tra i racconti brevi, ricordiamo “Un divorzio per procura”, “Cibo ripieno in paradiso”, “Samah“, “Il palazzo maledetto” e “Il ritorno di un immigrato”.

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