Marocco: la saggezza o il piombo?

Bandiera del Marocco

L’opinione di Al-Quds. Al-Quds al-Arabi (05/07/2017). Traduzione e sintesi di Laura Formigari.

Il Marocco gode di una situazione geografica e politica particolare: nonostante sia al limite estremo di quello che si definisce “mondo arabo”, è considerato un punto di forte interesse e, in questi tempi difficili, la congiunzione delle direzioni future che potrebbero essere intraprese dai Paesi arabi. Cruciale è anche la vicinanza geografica e il rapporto difficile con l’Europa e il suo sistema politico e sociale.

Questo rapporto è il prodotto del colonialismo francese e spagnolo e la conseguente lotta d’indipendenza hanno determinato una tendenza sistematica da parte dell’élite marocchina a mettersi in linea con la civiltà, la modernità e il progresso senza esprimere alcun complesso d’inferiorità nei confronti dell’identità marocchina e del suo humus arabo, berbero e islamico. Questo aspetto ha segnato, in larga misura, le tendenze intellettuali e politiche arabe aprendo lo scontro assurdo tra le correnti chiamate “progressiste” (nazionaliste e marxiste) e quelle definite “islamiche”.

In questo contesto, il conflitto scoppiato in Marocco dopo l’indipendenza può essere considerato come lo scontro tra due sistemi geografici espressi dalle forze europee democratiche, da una parte e dal mondo arabo con il suo sistema politico dispotico e affaticato, dall’altra.

La verità è che la situazione attuale del Marocco e del mondo arabo è la manifestazione di questo conflitto, nel quale le forze arabe controrivoluzionarie e le correnti razziste occidentali si sono unite per soffocare i movimenti popolari e opporsi a insistenti rivendicazioni politiche e storiche, poiché qualsiasi cambiamento nel mondo arabo verso un incremento della democrazia, del rinnovamento, della lotta alla corruzione e della libertà si rifletterebbe nell’occidente stesso attraverso le grandi comunità marocchine e contribuirebbe a fermare l’onda della destra fanatica e le forme di estremismo religioso e politico nel mondo arabo.

Il sistema monarchico marocchino contiene al suo interno questo conflitto. Dall’ascesa al potere del re Mohammed VI nel luglio del 1999, si è cercato sempre più di allontanare il ricordo doloroso degli “anni di piombo” indirizzando il Paese verso numerose riforme politiche, relazionandosi saggiamente con il movimento popolare del 2011 e le varie correnti; tra queste l’Islam politico, rappresentato dal partito Giustizia e Sviluppo che attualmente guida il governo.

Similmente il Marocco porta avanti una politica estera equilibrata, come dimostra la presa di posizione di Mohammed VI a favore del Qatar e l’ingresso dei rifugiati siriani bloccati al confine con l’Algeria. Tuttavia questa tendenza riformista non esclude, d’altra parte, due grandi fenomeni che stanno attraversando il Paese a seguito delle proteste del movimento popolare del Rif: intensificazione degli arresti, militarizzazione e pressione sui partiti politici. L’espansione delle proteste e l’ammonimento da parte di Paesi e di organizzazioni occidentali potrebbero indirizzare il monarca, come in passato, a una risoluzione della crisi nel rispetto delle richieste popolari. I media sostengono che pronuncerà il suo discorso per l’anniversario dell’ascesa al trono, il 23 luglio, nella città di Al-Hoceima, dalla quale sono partite le proteste: una dimostrazione di saggezza di fronte a un oriente arabo che continua il suo inesorabile declino verso la barbarie.

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