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Marocco e Algeria: l’economia dei Paesi arabi riparte da qui

Marocco Algeria

Di Faisal Al Yafai. The National.ae (22/05/2015). Traduzione e sintesi di Omar Bonetti.

Soltanto poche centinaia di metri separano la cittadina marittima algerina Marsa Ben Mhidi dalla corrispettiva marocchina Saida. Tuttavia, la distanza, in questo caso, è un chiasmo, poiché i confini tra il Marocco e l’Algeria sono quelli chiusi da più tempo in tutto il mondo arabo, precisamente dal 1994. Ovviamente, il mare non riconosce nessun limite arbitrario. La costa del Marocco s’insinua in modo ondulato in Algeria e a largo dalla costa di Marsa Ben Mhidi è possibile vedere i giovani marocchini.

Le economie del mondo arabo stanno affrontando un momento delicato. Le ripercussioni della Primavera Araba nella zona orientale del Mar Mediterraneo e l’eredità dell’invasione americana in Iraq hanno creato una tempesta perfetta di caos che minaccia anche la parte di Medio Oriente più stabile e prospera.

Tuttavia, ancor prima della minaccia posta alla sicurezza degli Stati e ben prima della Primavera Araba, la verità è che le economie del mondo arabo non erano integrate sufficientemente. Il protezionismo, le dogane sbarrate e la difficoltà di spostamento hanno creato barriere all’economia di una regione che, nel passato, ha inventato il commercio internazionale moderno.

Molti dei dispiaceri attuali derivano dalla politica economica dei Paesi arabi. La soluzione, però, si trova nella stessa causa: gli arabi dovrebbero riscoprire quello che li ha arricchiti, cioè, il libero commercio e la libertà di movimento. Agli uomini d’affari arabi, per esempio, piace affermare che Ibn Battuta, oggigiorno, incontrerebbe un ostacolo dietro l’altro per viaggiare dal Marocco per tutto il Nord Africa.

Aprire le frontiere della regione alle persone e abbassare i dazi che soffocano gli scambi sarebbe un primo passo per ricreare una piazza araba veramente aperta e senza confini. A tal proposito, tra il Marocco e l’Algeria si sta creando un precedente. Questi due Paesi, nello specifico, sono i più grandi del Maghreb, ma gli interscambi commerciali ammontano a un miliardo di dollari.

Analogamente, non vi sono nemmeno troppi scambi commerciali con i loro vicini. Infatti, un rapporto della Banca Africana per lo Sviluppo ha stimato che, sul totale del commercio marocchino, gli affari con i propri vicini è del 5%, mentre in Tunisia, la cifra si aggira intorno al 3%. Questa debolezza del commercio tra il Marocco e l’Algeria, perciò, è rappresentativa anche della fragilità del commercio intra-arabo.

Certo, ci sono state delle iniziative positive, come la creazione di nuovi investimenti da parte dell’Unione del Maghreb Arabo per finanziare progetti infrastrutturali, per un totale di circa 10 milioni di dollari. Questo valore però è scarso.

Al posto del commercio vi è il contrabbando. I prodotti algerini saranno certamente più convenienti, ma non si può trafficare con la conoscenza. I marocchini, infatti, hanno tratto notevoli benefici sia dalla prossimità con l’Europa, sia dai proprio espatriati nei paesi del Golfo. Questo concede ad essi una maggiore competenza negli affari, che gli algerini, troppo segregati dal mondo, non possono vantare.

Per concludere, aprire i confini porterebbe a una reale “impollinazione incrociata” di idee a beneficio di entrambi gli Stati. Quello che accade tra il Marocco e l’Algeria potrebbe avvenire su larga scala, se i confini in tutta la regione fossero aperti.

Faisal Al Yafai è un giornalista e editorialista, lavora ad Abu Dhabi per il quotidiano The National.ae.

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