Elaph (04/09/2014). Traduzione e sintesi di Maryem Zayr.
L’ISIS continua a seminare terrore in tutto il mondo attraverso le decapitazioni, senza distinzione tra soldati o giornalisti o dissidenti, provocando una grande rabbia tra la maggioranza dei musulmani. Martedì scorso, l’ISIS ha diffuso un nuovo video che mostra la decapitazione di un giornalista americano, il secondo in meno di un mese, descritto dagli USA e la Gran Bretagna come scioccante e nauseante. Asmae Asfar Addine, docente presso la Facoltà di Scienze Religiose dell’Università dell’Indiana, ha dichiarato in un’intervista: “L’organizzazione dello Stato Islamico rivendica il diritto di rappresentare il vero islam, ricorrendo al caos e ai massacri di presone innocenti come mezzo di pressione psicologica al fine di provocare paura negli altri”.
L’influenza dell’estremismo dell’ISIS in Iraq ha subito una forte diminuzione dopo che le tribù sunnite si sono unite contro di loro, per poi tornare di nuovo sulla scena in seguito alle vicende nella vicina Siria. Allora, a partire dalla fine di giugno, sono tornate le pratiche violente di torture e decapitazioni. Decine di soldati delle forze del regime di Assad sono stati uccisi insieme a civili siriani accusati di blasfemia solo per la loro opposizione all’organizzazione e i due giornalisti americani James Foley e Stephen Sutton sono stati catturati e decapitati.È chiaro che i combattenti dell’ISIS stanno conducendo una guerra contro gli Stati Uniti. Nei due video che contenevano scene del massacro dei giornalisti americani infatti, l’esecutore si rivolge al presidente Obama chiedendogli di smettere di colpire lo Stato Islamico, in riferimento alle incursioni da parte dell’aviazione americana avvenute l’8 agosto in Iraq.
Numerosi sono i commenti che invadono i social network, commenti sarcastici contro l’ISIS, tra cui la canzone “La nascita di Baghdadi” che ha iniziato a circolare da due settimane, realizzata da un gruppo che si autodefinisce la “La banda del Grande Compianto”, composta da giovani musulmani praticanti e devoti che rifiutano tutti i tipi di dispotismo e di estremismo religioso.