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L’Iran nei media americani

L'Iran nei media americaniDi Rami G. Khoury. The Daily Star (08/04/1988). Traduzione e sintesi di Cristina Gulfi

Uno degli aspetti più fastidiosi degli Stati Uniti è la copertura mediatica dell’Iran. Il problema principale, che risulta evidente in ogni notizia riportata dai media convenzionali – compresi organi di stampa “autorevoli” come il New York Times, il Washington Post, il Wall Street Journal e i più importanti canali televisivi – è che questa si basa su congetture, paure, preoccupazioni, accuse ed aspettative quasi mai supportate da prove concrete e credibili.

Due cose in particolare sono sbagliate. La prima è che l’Iran viene considerato unicamente come un nemico degli Stati Uniti, dei loro alleati arabi e di Israele, sia per le sue mire egemoniche nella regione che per i suoi legami col terrorismo. La seconda è che lo si analizza solo attraverso la lente del nucleare, per cui l’Iran sta sviluppando in segreto una bomba atomica per minacciare o distruggere i paesi vicini. Per i media americani, dunque, l’Iran è essenzialmente una minaccia nucleare da eliminare ad ogni costo.

La copertura mediatica dell’Iran negli Stati Uniti è un crimine dal punto di vista dell’etica professionale, in base alla quale ogni questione dovrebbe essere trattata con accuratezza, equilibrio, imparzialità e dovuta contestualizzazione. È un crimine perché una copertura mediatica tendenziosa ed aggressiva rende accettabile agli occhi dell’opinione pubblica il fatto che si sanzioni l’Iran sulla base di mere congetture politiche. Ad esempio negli ultimi due anni il dibattito si è incentrato sulla possibilità di un attacco contro l’Iran, senza analizzare seriamente se ciò fosse ammissibile per il diritto internazionale.

Un diverso standard di professionalità permette ai media americani di spacciare il veleno dell’ideologia per imparzialità e di ignorare il proprio ruolo di cronisti per diventare guerrieri al servizio dei governi e dei loro fini. Abbiamo già pagato a caro prezzo in Iraq la distruzione a cui un comportamento del genere può portare.

Sarebbe interessante vedere in che modo vengono riportati i segnali di progresso nei negoziati tra l’Iran e i paesi del 5+1 (i cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU più la Germania) riuniti in Kazakhistan. La speranza è che i colleghi giornalisti americani trovino in loro stessi la forza morale e professionale per riportare da un punto di vista sia politico che tecnico le posizioni di entrambe le parti coinvolte in questi colloqui piuttosto che continuare a fare le cheerleader del governo americano ed israeliano.

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