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Libano: un primo passo verso la normalizzazione

Di Nicolas Lupo. Now Lebanon (11/06/2014). Traduzione e sintesi di Viviana Schiavo.

“Sei con qualcuno? Posso passare?”, chiede Nancy con tono agitato parlando al telefono prima di entrare in un bar ad Hamra. Sembra insicura e comincia a parlare appena si siede al tavolo.

Nancy, che non si infastidisce se viene chiamata col suo nome maschile, è una studentessa di 20 anni che si definisce asessuata, intendendo con questo dire che non si identifica esclusivamente con una delle due identità sessuali. Lei/lui oscilla, piuttosto, tra i ruoli di genere femminile e maschile: all’università si sente più uomo, racconta, mentre nelle relazioni si sente più donna. Come i transessuali, i travestiti e gli androgini, Nancy rientra nella categoria dei transgender, ossia persone la cui identità di genere differisce dal sesso che è stato loro assegnato alla nascita.

La questione trans è un tabù in molti settori della società libanese, con la conseguente marginalizzazione delle persone transgender. Lo stigma sociale coinvolge, in molti casi, anche le famiglie e alla discriminazione si aggiunge, spesso, l’ignoranza sul tema. In risposta al clima ostile e nel tentativo di migliorare le condizioni di vita dei transgender, l’associazione libanese Marsa lancerà il primo progetto sulla questione trans in ottobre. “Vogliamo sapere quali sono i bisogni specifici di questa popolazione in modo da poterli includere nei nostri servizi”, dice Cynthia al-Khoury, coordinatrice di programma per Marsa. “Vogliamo creare un team di esperti che lavoreranno con le persone transgender nel processo di transizione”. Khoury aggiunge che il progetto prevede anche una campagna di consapevolezza su cosa significhi essere un transgender.

Non ci sono dati ufficiali sulla comunità transgender in Libano, anche se studi internazionali suggeriscono essa rappresenti dallo 0,1% allo 0,5% della popolazione totale. Il numero dei transessuali, cioè quegli individui che decidono di sottoporsi a terapie ormonali e/o operazioni chirurgiche per passare al genere con il quale si identificano, è molto più basso.

Questo processo, conosciuto come transizione, è il principale focus del progetto dell’associazione Marsa. Il Libano, infatti, prevede che uno psichiatra riconosca formalmente una persona come transgender prima che questa possa iniziare la transizione. Pochi, però, sono gli psichiatri che accettano di identificare una persona come transgender e il numero dei dottori che prescrive terapie ormonali è basso, senza contare i casi di discriminazione e opportunismo messi in atto dagli stessi medici.

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