E’ vero che in Tunisia la componente radicale dell’Islam politico – sedicente “salafita” ed etichettata come tale, sebbene il salafismo originale fosse diverso dal radicalismo islamico che si sta sviluppando oggi – è ancora minoritaria. Ed è altrettanto vero che al governo vi è attualmente un’altra forza dell’Islam politico, il partito al-Nahda, che sembra essere proiettato verso un processo di istituzionalizzazione e integrazione nel contesto politico-istituzionale della nuova Tunisia dell’era post-Ben ‘Ali. Allo stesso tempo, però, non si può non notare come i salafiti rappresentino una “minoranza rumorosa” difficile da fronteggiare per il governo di Tunisi e per lo stesso partito al-Nahda.
L’ultimo episodio in ordine cronologico si è verificato solo pochi giorni fa, in un sobborgo della capitale Tunisi, La Marsa. Alcuni appartenenti a movimenti salafiti hanno attaccato una mostra artistica e distrutto alcune opere, giudicandole come offensive nei confronti dell’Islam. In particolare, un quadro intitolato “Creature divine” rappresentava delle figure di animali, mentre un’altra opera riproduceva corpi femminili nudi. Non è un caso che l’attacco sia avvenuto a La Marsa, che è uno dei simboli dell’elite francofona tunisina, la parte maggiormente occidentalizzata del Paese, contro cui si scagliano i salafiti. Ma ciò è stato solo il preludio a quanto accaduto il giorno dopo, il 12 giugno, in cui Tunisi è stata testimone dei più violenti scontri tra forze di Polizia e attivisti salafiti che si siano verificati dall’insediamento del nuovo governo. Vi sono stati diversi feriti e circa un centinaio di arresti tra i manifestanti violenti.
Cosa vuol dire tutto ciò? Da un lato è possibile affermare che le manifestazioni radicali dell’Islam stanno emergendo in una maniera abbastanza insolita per un Paese come la Tunisia, che nella sua storia recente non ha mai avuto grandi problemi legati a questo tipo di estremismo. Dall’altro, ancora una volta si deve constatare la difficoltà in cui si trova al-Nahda, il quale aspira a diventare un partito mainstream e deve riuscire a coniugare la fermezza contro i salafiti, con la necessità di non perdere l’elettorato islamico, su cui fondamentalmente si basa il suo consenso. A tal proposito, ha suscitato polemiche la dichiarazione ufficiale del Ministro della Cultura, che ha condannato l’azione dei salafiti, ma ha anche condannato “tutte le forme di aggressione ai simboli sacri, come nel caso di alcune delle opere esposte”. C’è, infatti, chi ha visto in questa frase un’implicita giustificazione alla violenza degli islamisti.
Stefano Maria Torelli
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