Israele lavora sul taglio degli aiuti all’Egitto

Zoom 22 ott EgittoDi Yossi Mekelberg. Al-Arabiya (17/10/2013). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

L’annuncio da parte dell’amministrazione Obama di un congelamento temporaneo di alcuni aiuti militari all’Egitto hanno incontrato una forte opposizione non solo al Cairo, ma anche tra i funzionari israeliani, timorosi che una simile mossa possa indebolire l’attuale governo egiziano.

Negli ultimi tre anni, Washington è stata tutt’altro che coerente rispetto agli avvenimenti in corso in Egitto, soprattutto da quando i militari hanno deposto il presidente Morsi. La risposta balbuziente di Washington e l’incapacità di decidere se si sia trattato di un colpo di Stato o meno, non hanno certo contribuito ad aumentare la credibilità degli Stati Uniti nella regione.

Israele, invece, è stata meno esitante e alcuni hanno persino tirato un sospiro di sollievo. Le proteste della comunità internazionale riguardo agli eventi egiziani sono state deboli e riferite solo alla tutela dei diritti umani e dei processi democratici. Ciò testimonia la preoccupazione e la sensazione che la primavera araba finirà per essere un catalizzatore per la diffusione del fondamentalismo.

Ora, per Israele, la pace con l’Egitto è il più importante fattore strategico di stabilità nella regione. Con uno sguardo più attento, si scopre che gli Stati Uniti hanno deciso di sospendere l’invio non delle armi usate contro i manifestanti, ma dei jet F-16 da combattimento, dei carri armati M1A1 Abrams e di altre attrezzature militari sofisticate.

L’ironia è che gli Stati Uniti stanno cercando di spingere i militari a muoversi verso un progresso credibile che favorisca una società inclusiva e un governo civile democraticamente eletto andando a minare la sua capacità di affrontare delle sfide militari regionali. La decisione da parte di alcuni politici israeliani, tra cui Netanyahu, di esprimere pubblicamente il loro malcontento per la decisione americana riflette la comune preoccupazione che la pressione sull’esercito egiziano potrebbe avere due risvolti negativi. In primo luogo, i Fratelli Musulmani potrebbero dedurre che gli Stati Uniti non sostengono più l’esercito e potrebbero quindi intensificare la loro opposizione. In secondo luogo, questa decisione potrebbe indebolire l’esercito egiziano quale contrappeso alla principale nemesi di Israele in questo momento, l’Iran.

Una preoccupazione ancora più immediata per Israele è la situazione in cui versa la penisola del Sinai, dove però riportare l’ordine è anche nell’interesse egiziano.

A prescindere da tutto ciò, il governo israeliano vede la sospensione di una parte degli aiuti all’Egitto anche come un altro segno della volontà statunitense di “andarci leggero” in tutta la regione, come dimostrato dalla decisione di non attaccare la Siria e dal riavvicinamento con l’Iran.

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