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Iraq: la liberazione della città di Mosul è la fine di Daesh?

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Sebbene le forze Daesh siano state superate da quelle irachene con la riconquista di Mosul, le capacità del gruppo terroristico non dovrebbero essere sottovalutate

Di Hamdi Malik. Al-Monitor (10/03/2017). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

La liberazione della città irachena di Mosul è ora nella sua ultima fase. Rappresenta un’enorme perdita per le milizie di Daesh (ISIS) proprio per l’importanza strategica, economica nonché simbolica che simboleggia. Infatti, nell’estate 2014 Abu Bakr al-Baghdadi aveva qui annunciato il “Califfato”. Tuttavia, la liberazione di Mosul non può rappresentare la fine di Daesh in Iraq, in quanto l’organizzazione conserva ancora forze tali da sferrare ulteriori attacchi nel Paese.

Solo lo scorso 26 febbraio Daesh aveva lanciato un attacco contro una posizione di guardia irachena al confine con la Giordania e l’Arabia Saudita, mentre due giorni prima si era diretto contro Trebil, valico di frontiera con la Giordania, uccidendo 15 soldati di guardia irachena. Questo dimostra che ogni qualvolta Daesh perde terreno e aree strategiche, risponde con violenti attacchi che hanno come obiettivo civili e aree militari piuttosto deboli, nel tentativo di conservare la propria presenza in loco. Nonostante le forze di sicurezza irachene abbiano liberato molte città sotto il controllo di Daesh, non sono state in grado di evitare altri attacchi ed appaiono alquanto inferiori, come riferito dall’esperto di sicurezza Hisham al-Hashimi. Ciò nonostante, le forze di sicurezza irachene sono riuscite a sventare numerosi attacchi terroristici, come nel caso delle città di Samarra e Karbala.

Intanto Daesh sembra aver perso anche sul piano mediatico. Se prima l’organizzazione vantava notevoli capacità nell’uso delle tecnologie di comunicazione intente a mettere in atto un’efficiente propaganda di guerra e a demoralizzare le forze irachene, ora il gruppo non è più in grado di seminare terrore nei cuori degli iracheni. Le forze irachene hanno infatti eguagliato le forze Daesh in termini di copertura e propaganda di guerra, con la pubblicazione di video e documentari che mostrano i combattenti Daesh sconfitti e in fuga.

Malgrado gli ultimi intoppi incontrati dalle forze dello “Stato islamico”, le capacità del gruppo terroristico non dovrebbero essere sottovalutate. In passato i gruppi jihadisti avevano dimostrato la capacità di adattarsi alle circostanze. L’Iraq ha già vissuto un’esperienza simile con Al-Qaeda ai tempi della presidenza di George W. Bush e poi con i Consigli del Risveglio che avevano portato al declino di Al-Qaeda e allo smantellamento delle sue reti, da cui ne è derivato un altro gruppo terroristico molto più violento: quello di Daesh, appunto. Ed è per questo che le organizzazioni internazionali, tra cui l’Istituto di studi sulla guerra (ISW) negli Stati Uniti, mettono in guardia contro le insurrezioni post-Daesh.

Hamdi Malik è dottorando in sociologia presso l’Università di Keele nel Regno Unito e ricercatore presso Il Centro per gli Studi sul Medio Oriente a Londra.

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