Haaretz (21/11/2012). Il trono sta diventando sempre più scomodo per re Abdallah di Giordania. Mentre l’opinione pubblica nel regno protesta e chiede riforme, il re guarda verso ovest temendo che il conflitto a Gaza possa dare maggiore instabilità al suo potere.
Lo scorso venerdì, con l’uccisione da parte delle forze dell’ordine del dimostrante Qais al Omari, anche la Giordania ha rischiato come Tunisia ed Egitto di dare un nome al proprio “martire per la rivoluzione” (i funerali in foto). Le rivolte infatti, dopo due anni di quasi calma, sono state la minaccia di un nuovo arrivo della Primavera Araba nel regno hashemita.
Venerdì non una delle grandi città giordane è sfuggita alle manifestazioni. Si è gridato per l’estromissione del governo e per la destituzione del re, incentrando la rabbia sulla scelta del governo di aumentare il prezzo della benzina al fine di ridurre il deficit di 3,5 miliardi di dollari.
Accanto alle proteste, affiancate da centinaia di bloggers e utenti Facebook, re Abdallah deve confrontarsi con l’area ad ovest del paese, fuori dal suo controllo. Il conflitto nella striscia di Gaza ha già catalizzato enormi dimostrazioni in diversi paesi arabi. La Giordania con una popolazione per il 70% palestinese, non può sperare di sottrarsi alla tendenza. Il re teme che la guerra tra Israele e Hamas nella striscia di Gaza possa essere una minaccia per il suo trono. Ha parlato più volte con il Presidente egiziano Mohamed Morsi nel tentativo di raggiungere rapidamente il cessate il fuoco ma, a differenza di Morsi, re Abdallah non esercita alcuna influenza su Hamas. La sua abilità nel rendere stabile il paese dipende dalla volontà di Morsi di facilitare una tregua e dalla portata dell’interesse di Israele di schiacciare Hamas.
Emanuela Barbieri