I Fratelli Musulmani in Egitto, Tunisia e Marocco

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Di Mohamed Krichen. Al-Quds al-Arabi (12/10/2016). Traduzione e sintesi di Emanuele Uboldi.

Aumentati in Marocco, diminuiti in Tunisia, esclusi in Egitto. Questa la situazione odierna dei Fratelli Musulmani.

In Marocco con le ultime elezioni si è riproposta la supremazia del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (PJD – da 107 a 125 seggi su 395), dopo la vittoria alle elezioni del 2011 nella scia delle proteste popolari, che avevano ridotto i poteri assoluti del re.

In Tunisia, con le prime elezioni generali dopo la rivoluzione del 2011 e la deposizione di Ben Ali, Ennahda presiedeva l’Assemblea Costituente con 89 seggi su 217, mentre a seguito delle elezioni di ottobre 2014 è diventato il secondo partito con 67 seggi, lasciando la guida a Nidaa Tounes, guidata da Essebsi, con 86 seggi, almeno fino a quando anche questo non si è diviso e ha perso il ruolo di primo partito.

In Egitto alle prime elezioni democratiche dopo la rivoluzione del 25 gennaio 2011 aveva vinto la “coalizione democratica” con 238 seggi su 498, guidata dal Partito Libertà e Giustizia ispirato ai Fratelli Musulmani – quest’ultimo da solo ne aveva vinti 218. Se consideriamo la “coalizione islamica”, l’insieme dei partiti islamisti nelle sue sfumature, questa deteneva più del 70% dei seggi. Tutti sono stati “risucchiati” in un colpo solo con il golpe del luglio 2013: sciolto il parlamento, sono finiti tutti in galera o in esilio.

Nei casi marocchino e tunisino, è chiaro che lo “slancio” degli islamisti, che hanno accettato il gioco democratico e la sottomissione alla legge e alle urne, ha aiutato in diversi modi a contenere l’invito alla violenza e al terrorismo all’interno di questa vasta fascia di pensiero, oltre ad aver concorso a una dinamica ondivaga negli equilibri della politica.

Se l’elettore tunisino aveva allontanato il partito Ennahda perché questo aveva tradito i propri ideali in molte delle aree amministrative del paese durante la fase di transizione, non è improbabile che lo stesso elettore scelga nuovamente Ennahda alle prossime elezioni, dato che Nidaa Tounes ha tradito in misura maggiore, mostrando poca coesione e assistendo al divampare di conflitti interni.

In Marocco, invece, le difficoltà che ha dovuto affrontare il PJD ne circoli del makhzen (l’establishment del re) ha avuto influenza negativa: è stato votato per simpatia, molti dei suoi elettori non essendo islamisti. Nonostante alcune decisioni impopolari relative a petrolio, gas e pensioni, che nessun governo precedente era riuscito a prendere, la quota del partito è aumentata.

In Egitto sarebbe stato possibile fondare lo stesso sistema grazie all’ampiezza del panorama, ma così non è stato per la fretta e piccolezza degli stratagemmi e la scarsa fede nella capacità di scelta del popolo. I Fratelli Musulmani hanno fatto errori fatidici illudendosi di vincere alle parlamentari e presidenziali senza escludere la violenza, che è diventata ora nota, delle lotte intestine e regionali. Certo è che il conto che sarà presentato dalla resistenza dei Fratelli Musulmani sarà più basso del quello del colpo di stato militare e i disastri a questo collegati.

In politica come nel calcio, è meglio giocare d’astuzia e con schemi studiati a tavolino piuttosto che andare di fisico, perché questo porta a gambe che si spaccano e giocatori espulsi.

Mohamed Krichen è un giornalista tunisino.

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