Di Jihad el-Khazen. Al-Hayat (05/12/2016). Traduzione e sintesi di Federico Seibusi
Recep Tayyip Erdoğan persiste nell’abbattimento della democrazia turca. A seguito del tentativo di golpe fallito nel luglio scorso, si ritrova in una guerra con i curdi in Turchia e ha già rimosso 125 mila turchi dai loro incarichi, di cui circa 40 mila sono stati posti sotto arresto. Amnesty International ha denunciato maltrattamenti e torture che i detenuti subiscono, incluse violenze sessuali.
Il Parlamento Europeo di fronte al deterioramento della situazione in Turchia ha reagito sospendendo i negoziati per l’adesione turca all’Unione Europea. Da parte sua, Erdoğan ha minacciato di voler inviare tremila profughi in Grecia ogni giorno. La posizione di Erdoğan è un mero ricatto e implica che i paesi europei contrari all’ingresso della Turchia nell’Unione utilizzeranno il veto in merito alla questione. In questo contesto, la cancelliera Angela Merkel aveva siglato un accordo con Erdoğan per il rimpatrio dei rifugiati in cambio di 2 miliardi di dollari in aiuti alla Turchia, ma la situazione è degenerata e il governo turco ha perso l’occasione di togliere i visti europei per i propri cittadini.
La Turchia ha perso molto di più di una fase di negoziazione. Il Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (APK) è giunto al governo nel 2002, quando il tasso di crescita economica aveva superato il 6% fino al 2007; ma la crisi economica globale del 2008 ha ridotto il tasso di crescita al 3% circa. Mentre il tasso di cambio della lira turca è scesa da circa 3 dollari a 3,4 in poco tempo.
Una tale situazione economica, che affligge la totalità dei cittadini turchi, sembra non preoccupare molto Erdoğan, che ritiene più importante l’estradizione di Fethullah Gülen, residente negli Stati Uniti ed accusato di essere l’artefice del tentato golpe (senza che vi sia alcuna prova a suo carico). Inoltre, la richiesta di asilo politico fatta da Gülen al Canada implica un inasprimento delle relazioni canadesi sia con gli Stati Uniti che con la Turchia stessa. Probabilmente Erdoğan crede che Trump si rivelerà un suo alleato avendone sostenuto la vittoria.Ma la sua speranza è mal riposta poiché il prossimo presidente americano è un uomo d’affari e non si intende molto di altri argomenti, inclusa la politica estera. In effetti, Trump guarda verso la Turchia e trova che gli investimenti nell’economia sono in calo: la causa del recente boom economico non è caratterizzato infatti dalla produzione ma dai consumi che hanno visto una crescita dal 30% nel 2007 fino all’80% di oggi. Inoltre, le istituzioni economiche turche hanno subito una regressione e la campagna di trasparenza, responsabilità e anticorruzione è stata sostituita dalla la lealtà verso Erdoğan, divenuto l’unica componente nell’economia turca.
Di fronte a queste problematiche, il presidente turco ha mostrato di non voler rinunciare alla guerra contro i curdi in Turchia e ha arrestato 11 deputati filocurdi del Partito Democratico dei Popoli(HPD) senza che vi fosse alcuna prova del loro “crimine”. Inoltre, il Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) ha risposto ai continui arresti nelle zone a est del Paese con azioni terroristiche.
Alla luce di questi avvenimenti, in un discorso tenutosi a Istanbul pochi giorni fa, Erdoğan ha affermato che l’esercito turco è entrato in Siria al fianco dell’Esercito Siriano Libero (FSA) con l’obiettivo di deporre Bashar al-Assad e che durante la guerra civile siano morti un milione di siriani, sebbene la stessa opposizione siriana si riferisca a una cifra che non supera il mezzo milione di vittime.
A quanto pare, il presidente turco aggiungerà con molta probabilità un altro episodio alla sua continua serie di errori.
Jihad el-Khazen è un giornalista ed editorialista del giornale panarabo Al-Hayat.
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