Di Theodore Karasik. Al-Arabiya (06/04/2016). Traduzione e sintesi di Irene Capiferri
Mentre il governo di accordo nazionale libico tenta di stabilirsi a Tripoli, la Libia continua a vacillare tra una crisi e l’altra. Dopo il fallimentare duplice governo costituito dal Consiglio generale nazionale (GNC) a Tripoli (Tripolitania) e dalla Casa dei rappresentanti a Tobruk (Cirenaica), si tenta la transizione ad un unico governo, ma nel frattempo Daesh in Libia si rafforza, e nel Paese manca sufficiente unanimità riguardo l’unità. Il GNA sta collaborando con una parte del GNC, il quale si è distaccato dal GNA nonostante l’accordo politico del dicembre 2015. Si noti però che i 73 membri del GNC che supportano Serraj, primo ministro del GNA, sono in realtà sostenitori dell’ex brigata Lybia Dawn, composta da Fratelli Musulmani ed ex combattenti di gruppi islamici o di Al-Qaeda! Come Serraj, essi vogliono solo una cosa: il congelamento dei beni libici all’estero. A Tripoli e a Misurata graffiti e striscioni anti-GNC stanno iniziando a comparire, eppure Serraj ha bisogno del supporto delle milizie in Tripolitania, soprattutto quelle di Misurata e di Zintan. Misurata sembra sostenerlo; potrebbe poi essere una buona notizia per il GNA lo scambio di prigionieri che la milizia ha compiuto con Zintan. Fuori da Tripoli, l’Unione dei comuni del sud, con sede a Jufrah, sta sostenendo Serraj per ora.
Tuttavia, l’ingresso del GNA, spinto dalle Nazioni Unite, sta aizzando varie tribù, fazioni e gruppi di interesse contro Serraj. La fazione cirenaica ha tre opzioni: continuare la campagna contro Daesh, optare per un confronto che molti temono violento a Tripoli, o attendere che il GNA cominci a spaccarsi a causa delle forze centrifughe, e approfittare del caos. Il tempo ci darà la risposta, ma intanto in Libia Daesh è sempre più forte. Ha raggiunto quasi 10 000 combattenti e occupando parte della costa può importare più combattenti dal Levante e arricchirsi con il contrabbando. Gli attacchi alle infrastrutture energetiche, alle piste di atterraggio, alla sicurezza e alla polizia, aiutano a costruire il potere di Daesh.
Sebbene l’occidente ritenga che il GNA possa affrontare Daesh, le faglie a livello politico sono dannose; Daesh ne è consapevole e cerca di approfittare del vuoto. Qui sta il dilemma: mentre l’Occidente cerca l’approvazione del GNA per un intervento aperto dopo che Serraj e le Nazioni Unite avranno terminato il loro esperimento di stabilire un governo unico, i libici anti-GNA sono contrari ad un intervento internazionale palese, preferiscono che proseguano il supporto “segreto” del Regno Unito e delle forze speciali statunitensi e l’arrivo delle armi egiziane. Per il dispiacere di alcuni libici, i droni e gli aerei europei e statunitensi stanno prendendo di mira Daesh nel nord del Paese, dove si trova la storia culturale libica. Dal punto di vista degli estremisti, più si distrugge meglio è. Molti libici non ritengono che il GNA possa costituire una risposta per fermare Daesh, ma non ritengono un’idea migliore nemmeno un conclamato intervento internazionale. Dal punto di vista della Libia, l’Europa meridionale si concentra solo sui migranti, l’energia, e il terrorismo, e non guarda alla situazione dei libici che potrebbero finire per soffrire proprio come le altre vittime della guerra nel Levante, mentre la spaccatura del paese si allarga.
Theodore Karasik scrive per Al-Arabiya ed è analista di geopolitica, esperto in Medio Oriente, Russia, Caucaso.
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