Bashar al-Assad: da problema a soluzione

Di Ilias Harfoush. Al-Hayat (15/02/2015). Traduzione e sintesi di Marianna Barberio.

Bashar al AssadDal suo palazzo di Damasco, il presidente Bashar al-Assad segue i cambiamenti di posizione operati dalle potenze occidentali in merito alla crisi siriana e non può che ritenersi orgoglioso e fiero di quanto avvenuto. Tutto ciò in cui aveva sperato è divenuto realtà.

L’inviato delle Nazioni Unite, Staffan De Mistura, si riferisce ora ad Assad come “parte di quella soluzione politica da attuare in Siria per porre fine alla violenza”. Ed ecco che le sue parole acquistano un peso importante, allorché è il rappresentante della società internazionale a pronunciarle.

Tuttavia, esse rappresentano anche il nuovo orientamento scelto dall’Occidente. Assad non è più l’ostacolo da combattere; al contrario, egli è chiamato ad interrompere le uccisioni locali. Colui che ha scatenato la violenza nel suo Paese, viene invitato dalle più alte rappresentanze internazionali a metter fine ad una tale brutalità. Tutto ciò non fa altro che dargli credito e ammettere la sua vittoria. Il presidente siriano conserverà la sua carica e continuerà nella sua lotta al terrorismo (annunciata sin dagli inizi della rivolta popolare) con nuovi alleati.

Nell’agosto 2011, a sette mesi dallo scoppio della rivoluzione, in merito alla crisi siriana il presidente americano Barack Obama affermava: “Il futuro della Siria è nelle mani del suo popolo […] Per il bene del popolo siriano, è giunto il tempo di mettere Assad da parte”. Un chiaro invito alle dimissioni del presidente siriano. Oggi, il segretario di Stato americano, John Kerry, invita lo stesso presidente a collaborare, ignorando che proprio Assad è il maggior responsabile della propagazione di terrorismo nella regione.

Gli americani, poi, benedicono ora il ruolo della Russia e il suo coinvolgimento nella “soluzione” della crisi siriana, attraverso il sostegno ai recenti incontri tenutisi a Mosca tra Bashar Jaafari (attuale rappresentante della Repubblica Siriana alle Nazioni Unite) e i gruppi di “opposizione”.

E questa volta non sbaglia il ministro degli Esteri russo, Sergey Lavrov, quando descrive la totale moderazione occidentale nel presentare la soluzione politica come unica via d’uscita al conflitto siriano. Tale soluzione però non si riferisce esclusivamente a Bashar al-Assad, il quale ha avuto la meglio sul suo popolo grazie alle armi iraniane, ai veti della Russia e al rilassamento e inganno americano.

Prima di giungere alla soluzione del conflitto siriano e alla fine del mandato presidenziale per Assad nel 2021, saranno passati ben cinquant’anni dalla conquista del potere di Assad padre. E intanto “Hafez junior” resta in attesa.

Ilias Harfoush è un giornalista e scrittore libanese.

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