Bahrein: revoca della cittadinanza ai dissidenti

Di Ali Shucair. As-Safir (02/09/2014). Traduzione e sintesi di Angela Ilaria Antoniello.

I regimi arabi eccellono nel creare politiche, nello scovare mezzi legali per arricchire la loro storia punitiva verso il popolo. Di recente, un regime ha deciso di spogliare i cittadini della cittadinanza per mettere a tacere il popolo.

Il re del Bahrein Hamad bin Isa al-Khalifa ha firmato un emendamento alla legge sulla cittadinanza, risalente al 1963 e disciplinante la revoca della cittadinanza. Una clausola che afferma: “Danneggiare gli interessi del regno o comportarsi in un modo che contraddice il dovere di lealtà verso di esso” è stata aggiunta alla disposizione che facilita la revoca della cittadinanza a un cittadino del Bahrein. La punizione non è più legata all’alto tradimento. Questa disposizione è stata di fatto trasformata in una misura punitiva da usare contro chi si oppone al governo.

Il presidente del Forum per i Diritti Umani del Bahrein, Youssef Rabih, contesta questa decisione sostenendo che ritirare la cittadinanza è contrario alla legge nazionale del Bahrein del 1963 per la quale i cittadini non dovrebbero essere privati ​​della loro cittadinanza, a meno che non commettano alto tradimento e quindi solo su ordine del re. Questa misura, inoltre, contraddice l’art. 15 della Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo di cui il Bahrein è un Paese firmatario.

Il governo sta usando la revoca della cittadinanza come strumento punitivo contro i politici, gli attivisti per i diritti e le persone le cui opinioni differiscono da quelle del governo. Un aspetto pericoloso della questione è che mentre i bahreiniti vengono privati ​​della cittadinanza, agli stranieri quest’ultima viene concessa. Questo tipo di naturalizzazione ha basi settarie piuttosto che giuridiche.

La legge del Bahrein afferma che la cittadinanza è concessa agli arabi non bahreiniti solo dopo aver trascorso almeno 15 anni nel Paese. Per quanto riguarda gli stranieri non arabi, la cittadinanza viene concessa dopo 20 anni ed è legata all’apprendimento della lingua araba. Secondo Rabih, il governo non sta rispettando queste norme. La naturalizzazione settaria in Bahrein pone diversi problemi, in particolare rispetto al dibattito politico e alla questione dei diritti, ed ha avuto serie ripercussioni sulla formazione politica dello Stato.

La naturalizzazione settaria è la naturalizzazione di un gruppo straniero appartenente a una certa setta al fine di determinare un cambiamento demografico nel Paese. Negli studi strategici questo fenomeno è chiamato “demographic targeting”. Si tratta di una violazione dei diritti dei cittadini indigeni, poiché vengono messi in pericolo gli equilibri culturali, sociali e politici, nonché economici, della società.

Non esistono statistiche accurate disponibili, dal momento che il governo del Bahrein è reticente nel palesare il numero dei cittadini naturalizzati, ma secondo le organizzazioni politiche i numeri sono da record, tanto che secondo alcuni esperti di diritto internazionale i bahreiniti potrebbero portare le autorità nazionali davanti ai tribunali internazionali sia per le politiche di naturalizzazione che per la revoca della cittadinanza.

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