(El País). L’alta velocità tra Medina e La Mecca sta vivendo un momento critico. L’opera, del valore di 6.700 milioni di dollari (la più cara e ambiziosa commissionata alla Spagna dall’estero), si è rivelata un progetto ingovernabile, nel quale è assai complesso mettere d’accordo le 12 imprese spagnole partecipanti al progetto. Ai problemi del disegno iniziale del consorzio spagnolo si aggiunge la complessità di un’opera nel deserto di un Paese con una cultura diversa.
Lo scorso dicembre il ministro saudita dei Trasporti, ha fatto suonare l’allarme: in pieno periodo natalizio, il ministro ha rilasciato delle dichiarazioni pubbliche nelle quali minacciava la continuità del consorzio spagnolo a causa dei ritardi nell’operato. “È una dichiarazione molto poco ministeriale. Ci ha molto sorpreso il tono”, ha dichiarato uno dei consiglieri del consorzio, in condizioni di anonimato.
“Gli arabi voglio mantenere la scadenza”, spiega un consigliere.”Ciò significa che dobbiamo correre come pazzi. Non abbiamo ancora ottenuto un riconoscimento sul ritardo nella consegna dei terreni e le multe sono pesanti. Per un arabo il contratto è il punto di partenza nella negoziazione, non il traguardo. Sono tre anni che negoziamo con loro e ciò crea molto disagio”. La linea ferroviaria dovrà essere operativa nel dicembre 2016, ma nessuno, nemmeno i sauditi, ci metterebbe la mano sul fuoco, anche se ufficialmente l’Arabia Saudita cerca di anticipare la messa in funzione all’estate di quest’anno.
Anche se si rispettassero i tempi, i problemi non finiscono qui per la Spagna. Il consorzio si è aggiudicato la gestione di una linea ferroviaria che prevede un traffico di 60 milioni di passeggeri nei prossimi 12 anni. L’alta velocità in Spagna, che conta migliaia di chilometri, ha raggiunto il record di 29,6 milioni di passeggeri. “Partirà un treno ogni 4 minuti! Come in Giappone! E bisognerà organizzare vagoni solo per donne e solo per uomini. Impegnarsi a gestire una linea del genere per 12 anni è una barbarie per le imprese pubbliche”, sostiene un consigliere, che spiega che nell’edilizia, dove primeggia il settore privato, i benefici sono più o meno assicurati, ma che nelle opere pubbliche il rischio per le imprese è enorme.
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