Di Khaled Bin Nayef Al-habbas. Asharq al-Awsat (13/07/2014). Traduzione e sintesi di Mariacarmela Minniti.
La politica estera delle forze regionali continua a essere al centro del dibattito, alla luce della dinamica degli eventi che in questi giorni hanno luogo nella regione, che richiede di rivedere il modo in cui la politica estera saudita affronta gli sviluppi locali.
È chiaro che dopo le rivoluzioni arabe il maggiore successo della politica estera saudita è rappresentato dal sostegno alla “rettifica” del percorso politico in Egitto, con l’allontanamento dal governo dei Fratelli Musulmani. Durante la presidenza Morsi, l’Arabia Saudita stava per perdere l’Egitto come alleato strategico, o meglio, il governo egiziano aveva intrapreso azioni concrete volte a rafforzare le proprie relazioni con la Turchia e l’Iran. Ciò significava un arretramento del tradizionale asse saudita-egiziano a favore di un asse in formazione il cui comune denominatore era l’islam politico. Un altro successo è il ruolo svolto dall’Arabia Saudita e dai Paesi del Golfo in due importanti questioni per la sicurezza nazionale: lo Yemen e il Bahrein.
Invece la maggiore difficoltà della politica estera saudita si cela in due questioni inscindibili: la crisi siriana che permane senza soluzione e il mancato regresso, se non addirittura l’aumento, dell’influenza iraniana nella regione araba.
Per quale motivo? Innanzitutto occorre dire che l’Arabia Saudita, e alcuni Paesi arabi e non, hanno scommesso sulla possibilità di trovare una rapida soluzione alla crisi siriana, mentre il regime di Damasco otteneva sostegno da Russia, Iran e Hezbollah. L’aumento dell’influenza iraniana nella regione, è dovuto in primis al fatto che l’Iran considera il mondo arabo una zona molto strategica per la sua sicurezza nazionale e una carta di scambio nei rapporti con le forze internazionali. A questo si aggiunga il desiderio costante dell’Iran di rafforzare la propria influenza e di svolgere un ruolo maggiore nelle questioni regionali in virtù della sua posizione geografica, del peso demografico, della storia e dell’incremento della sua forza militare. In questo quadro, l’Iran ha tratto vantaggio dalla sua influenza regionale, usandola nei rapporti con la comunità internazionale, soprattutto con gli Stati Uniti, per alcune questioni in sospeso, prima su tutte il dossier nucleare e gli assetti politici regionali.
L’esistenza di molteplici problematiche interconnesse e i capovolgimenti nelle posizioni internazionali nei loro confronti hanno contribuito a influire sui risultati del movimento politico regionale negli ultimi anni. Ciò rende la creazione di alleanze regionali più urgente che mai per l’Arabia Saudita, che sta tentando di dare vita a un asse saudita-egiziano-emiratino, il cui scopo è di armonizzare le posizioni di questi Stati e trovare soluzioni per alcune questioni regionali, qualunque siano le condizioni e le priorità di ciascuna parte.
La politica, così come la conosciamo, è l’arte del possibile e non dell’impossibile, pertanto sembra che quanto realizzato sia ciò che era possibile fare alla luce dei fattori e dei dati di cui sopra. Occorre però rivedere la modalità di affrontare gli eventi regionali nell’ottica di trarne vantaggio e costruire sui successi realizzati.
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