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Morte di Ben Bella

Le Matin/El Watan/Liberté (11/4/2012). Oggi, nella sua abitazione di Algeri, è morto a 95 anni il primo presidente dell’Algeria indipendente Ahmed Ben Bella. Nell’ultimo mese era stato ricoverato due volte all’ospedale militare di Ain Naadja di Algeri: l’ultima il 22 febbraio, quando su alcuni quotidiani algerini era stata diffusa la notizia del suo decesso, prontamente smentita dall’agenzia stampa nazionale algerina Aps. Dall’inizio del 2012 le sue condizioni (soffriva di difficoltà respiratorie) erano notevolmente peggiorate.  Quanto alla sua inumazione, Noureddine Lalam, una delle persone a lui più vicine, ha precisato che sarà la presidenza della repubblica a decidere, come si conviene per un ex capo di stato. Ben Bella avrebbe voluto essere sepolto al cimitero di Lalla Maghnia accanto alla madre, ma è più probabile che la sua ultima dimora sarà El Alia di Algeri. Nella sua città natale, Maghnia, diverse attività culturali e sportive sono state interrotte in segno di lutto. Il presidente Abdelaziz Bouteflika (del quale Ben Bella apprezzava la politica di riconciliazione nazionale) ha proclamato otto giorni di lutto nazionale. La sua salma sarà inoltre esposta domani al Palazzo del popolo. Tra i primi a commentare la morte dell’ex presidente e combattente anticolonialista è stato il primo ministro Daho Ould Kablia: “l’Algeria ha perso un uomo conosciuto per la sua integrità”. Per il ministro della sanità Djamel Ould Abbès, Ben Bella è stato infatti “un simbolo dello stato”. Il suo nome, scandito ritmicamente, era il grido di battaglia dell’Armata nazionale di liberazione (Aln).

Nato a Maghnia nel 1918 da una famiglia di contadini, è stato arruolato nell’esercito nel 1943, allora sotto il comando francese, partecipando alle campagne di Francia e Italia (si ricorda la sua attività a Monte Cassino). Al suo ritorno in Algeria nel 1945 si fa risalire la prima manifestazione del suo indipendentismo, per la rabbia di fronte ai massacri dell’8 maggio (mentre in Europa si festeggiava la sconfitta del nazismo, in Algeria veniva lanciata una campagna di massacri arbitrari). A quel punto si unisce al Movimento per il trionfo delle libertà democratiche (Mtld) di Messali Hadj, nato nel 1946 dalle ceneri del dissolto Partito del popolo algerino. Responsabile dell’Organizzazione speciale (Os) per l’Algeria occidentale, partecipa all’attacco alla posta di Orano del 1949. Arrestato nel 1950 e condannato a due anni di carcere, evade qualche mese prima della sua scarcerazione nel 1952, fuggendo al Cairo. Qui diviene membro della delegazione esterna del Mtld, ma è in disaccordo con la linea di Abane Ramdane. Sempre nel 1952 l’aereo sul quale viaggiava con Mohamed Khider, Mohamed Boudiaf, Ait Ahmed e Mustafa Lacheraf viene “catturato” dall’aviazione francese. Ben Bella trascorre in carcere i restanti anni della rivoluzione algerina insieme ad altri capi. Nel 1962, liberato a seguito degli accordi di Evian, entra nel “clan di Oujda” insieme ad altri membri dello stato maggiore (c’era anche l’attuale presidente Abdelaziz Bouteflika), comandati dal colonnello Houari Boumedienne. Dunque, mentre il Governo provvisorio algerino (Gpra) negoziava con la Francia a Evian, Ben Bella e altri del Conisglio nazionale rivoluzionario algerino (Cnra, nato dopo la crisi del Mtld e di cui Ben Bella era responsabile) si riunivano a Tripoli mettendone in discussione i presupposti e negando la legittimità del governo provvisorio. La cosiddetta “carta di Tripoli” era stata in realtà già elaborata a Hammamet dai capi della rivoluzione algerina in esilio, Ben Bella in primis: modello socialista a partito unico e uno stato in mano ai capi militari della rivoluzione. Lo stesso anno Ben Bella viene eletto primo presidente algerino. Il paese per lui doveva procedere sulla via del socialismo, ma alla maniera algerina e senza troppa sottomissione all’influenza sovietica, una strenua difesa dell’indipendenza dell’Algeria. Presto tuttavia l’alleanza tra i suoi collaboratori si spacca: Ait Ahmed e altri fondano il Fronte delle forze socialiste (Ffs), altri organizzano gruppi (talvolta armati) al Sud e vicino Costantina (qui erano i sostenitori di Boudiaf). Poco dopo Ferhat Abbas si dimette da presidente del parlamento, mentre Khider passa all’opposizione. Isolato, Ben Bella avvia una serie di arresti tra i capi della rivoluzione, tra i quali spiccano quelli di Boudiaf, Boubinder e del comandante Azzedine. Le relazioni con Boumedienne iniziano a deteriorarsi finché nel 1965, poco dopo l’accordo con il Ffs, Ben Bella viene rovesciato con un colpo di stato proprio dal suo vecchio compagno d’armi. Nuovo presidente dell’Algeria, Boumedienne fa incarcerare Ben Bella, che verrà liberato solo nel 1980 per decisione di Chadli Bendjedid. Quattro anni più tardi fonda il Movimento democratico algerino (Mda), riconciliandosi con Ait Ahmed nei cosiddetti “accordi di Londra”. Nel 1999 offre il suo totale sostegno all’attuale presidente Abdelaziz Bouteflika, una scelta che ha fatto discutere come l’intervista del maggio del 2011, durante la quale, tra le altre dichiarazioni, aveva definito Boudiaf  “zero dal punto di vista militare”, pur riconoscendone la natura di “grande combattente”. Affermazioni risultate una freccia postuma nei confronti di Boudiaf, che lo stesso Ben Bella aveva fatto arrestare e condannare a morte.

Ben Bella è stato indubbiamente una figura di riferimento dela lotta contro il colonialismo, come dimostrano anche le visite di Ernesto Che Guevara in Algeria dal 1963 al 1965. Una figura molto stimata da Ben Bella, da lui celebrato in un articolo pubblicato in occasione del 30esimo anniversario della sua morte. Ben Bella ammirava soprattutto Jamal Abd al-Nasser, guida del nazionalismo arabo e con lo stesso fervore detestava Abane Ramdane, del quale non ammetteva l’ascesa repentina nel  Fronte di liberazione nazionale (Fln). Nondimeno la carica di presidente del gruppo dei Saggi dell’Unione africana, secondo diversi osservatori, è stata ottenuta nel 2007 dall’anziano presidente grazie alla sua amicizia con Bouteflika. Figura controversa dunque quella di Ben Bella, come quelle di tutti (o quasi) gli ex combattenti in lotta per il potere dopo il 1962. Non a caso, il “puro” della rivoluzione algerina, Mohamed Larbi Ben M’hidi, “suicidato” dai suoi aguzzini francesi nel 1957, aveva detto: preferisco morire prima dell’indipendenza per non assistere al vostro sbranarvi per il potere.