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Un’occasione per risolvere la crisi libica

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Il dialogo tra Russia e Stati Uniti potrebbe portare a una soluzione per la crisi libica

Di Raghida Dergham. Al-Hayat (28/04/2017). Traduzione e sintesi di Laura Cassata.

I cento giorni della presidenza di Trump rappresentano un importante momento per valutare la sua politica fino a questo momento, soprattutto quella estera. Nella lista delle priorità si trovano sicuramente la Corea del Nord e la Siria, ma anche le relazioni con la Russia. Esse oltrepassano i semplici rapporti bilaterali e hanno un’influenza nell’equilibrio di forze all’interno della NATO. La Russia scopre il proprio interesse in luoghi che gli Stati Uniti sembrano ignorare, come la Libia. Quest’ultima merita l’attenzione americana, perché è vittima del caos che ha accompagnato la liberazione dal regime di Gheddafi.

Il prossimo 10 maggio si terrà a Washington un’importante conferenza a cui prenderanno parte gli ex primi ministri libici, il ministro degli esteri e l’inviato delle Nazioni Uniti in Libia. Questa sarà l’occasione per evitare che il Nord Africa scivoli ulteriormente nell’estremismo e nel terrorismo. Durante la conferenza verranno presi in esami questi ultimi sei anni e si esploreranno le opportunità per la prossima fase, parlando anche del destino degli accordi di Skhirat.

Il presidente fondatore del Consiglio Nazionale per le relazioni USA-Libia si è dimostrato scettico sulla leadership europea nella crisi libica e spera in un più profondo coinvolgimento americano, affinché tutte le parti in causa si riuniscano e riescano a trovare un accordo.

Nessuno dice che il caso della Libia non sia complicato, ma le contraddizioni sono notevoli, così come le complessità regionali: gli Emirati sostengono il generale Haftar, riconoscendolo come un simbolo nella lotta contro gli estremisti; il Qatar sostiene un islam politico sia direttamente sia attraverso la Turchia e infine l’Egitto cerca di stare quanto più lontano dal pantano libico.

L’amministrazione Trump non concorda con la visione del suo predecessore, favorevole a un islam politico moderato, e opta per una separazione tra Stato e religione. Alcuni consiglieri, inoltre, parlano della possibilità di adottare un sistema federale in Libia, che prevede la divisione in tre regioni: la Cirenaica, la Tripolitania e il Fezzan. Gli accordi di Skhirat non hanno considerato infatti il contesto storico antecedente al 1969 e all’avvento di Gheddafi e hanno dimenticato che un sistema di governo centralizzato non fa parte del passato della Libia.

Queste idee sicuramente incontreranno il favore di alcuni ambienti e l’opposizione di altri, ma serviranno a provocare una mossa degli Stati Uniti sul caso della Libia e rappresentano un’opportunità per il dialogo e la cooperazione tra Mosca e Washington.

Questo è il momento di ricreare una nuova Libia, basata sul rispetto della Costituzione e delle istituzioni. È necessario un investimento della comunità internazionale, affinché si eviti il vuoto e il collasso del paese.

Raghida Dergham è una giornalista libanese.

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