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Un’importante dichiarazione sciita

Di Tariq Alhomayed. Al-Sharq Al-Awsat (13/08/2012). Traduzione di Cristina Gulfi

Due autorità sciite libanesi, Mohammad Hassan al-Amin e Hani Fahs, hanno rilasciato un’importante dichiarazione congiunta sugli avvenimenti in Siria, annunciando il sostegno alla rivoluzione e invitando la comunità a fare lo stesso, senza assumere una posizione contraddittoria rispetto a quanto sta accadendo nel mondo arabo.

Si tratta di un appello fondamentale poiché indica che chi l’ha lanciato è ben consapevole del pantano in cui si trovano gli intellettuali sciiti della regione, dopo aver assunto posizioni quasi ipocrite! Come hanno potuto sostenere i movimenti democratici del mondo arabo per poi fare marcia indietro, opponendosi alla rivoluzione siriana e passando dalla parte di un regime criminale come quello di Bashar al-Assad? Altro motivo di imbarazzo è la posizione dell’Iran e di Hezbollah a favore della caduta dei regimi arabi laddove ci sono stati movimenti democratici, ma preservando Assad in Siria per ragioni confessionali. Ed ecco che la bugia della “resistenza” è stata scoperta!

Questo è uno dei rari casi in cui voci sciite si sono espresse contro le visioni degli estremisti. Fin dallo scoppio della rivoluzione siriana, gli intellettuali sciiti sono stati chiamati a rompere il silenzio e a rifiutare quello che il regime sta facendo al Paese. È un atto doveroso, chiunque siano gli estremisti in questione, Hassan Nasrallah o altri alleati dell’Iran in Bahrein o al-Qatif, ma soprattutto Assad in Siria. Questo sulla stessa linea degli intellettuali sunniti che hanno affrontato i propri estremisti, Stati, organizzazioni o individui, a prescindere dalla loro popolarità.

Questa dichiarazione potrebbe essere arrivata troppo tardi, quando è ormai chiaro che Assad non ha speranze di rimanere al potere. Ma quello che conta è che gli sciiti imparino ad opporsi all’estremismo, sia esso in termini di settarismo, terrorismo o sottomissione all’Iran, ai danni della sicurezza e degli interessi nazionali, della pace sociale e della convivenza tra i vari componenti della regione. È un messaggio alla comunità internazionale, ma prima di tutto a quegli sciiti preoccupati per quanto sta accadendo in Siria e per il post-Assad. Quella siriana non è una rivoluzione sunnita ma piuttosto una rivoluzione contro l’ingiustizia, l’oppressione e l’arretratezza. Il regime di Assad è l’altra faccia di quello di Saddam Hussein: Saddam non era un criminale perché sunnita, allo stesso modo Assad non lo è perché alawita.  .