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La riconciliazione palestinese: carta tattica o svolta strategica?

L’opinione di Al-Quds. Al-Quds Al-Arabi (23/04/2014). Traduzione e sintesi di Mariacarmela Minniti.

Mercoledì scorso, in una conferenza stampa congiunta a Gaza, Hamas e l’Organizzazione per la liberazione della Palestina (OLP) hanno annunciato di aver raggiunto l’accordo su un governo di unità nazionale presieduto da Mahmoud Abbas da formare entro cinque settimane.

L’annuncio dell’accordo ha dato luogo a festeggiamenti nella strade di Gaza, mossi dalla speranza che questa volta la riconciliazione possa veramente concretizzarsi e porre così fine alla tragica situazione vissuta dalla Striscia. Si auspica che questa riconciliazione sia “veramente diversa dalle precedenti” e che porti a una svolta strategica comune verso il più alto interesse nazionale e che non si tratti invece una “carta tattica” giocata per realizzare meri obiettivi politici, sia nei negoziati con Israele, che sono giunti alla fine di un vicolo cieco, sia per quanto riguarda la situazione politica di Hamas, alla luce dei suoi complicati rapporti con Il Cairo.

Sebbene ambo le parti siano animate da buone intenzioni, ci sono dunque buone ragioni per dubitare della fattibilità della riconciliazione. Tuttavia, questa volta la grande differenza nei dati politici potrebbe giustificare la speranza. Il presidente Abbas può trovare nella riconciliazione con Hamas “un’ancora” per salvare la sua credibilità, dopo essere giunto di nuovo al medesimo inevitabile risultato nella maratona negoziale con Israele. Forse proprio Netanyahu gli ha lanciato quest’ancora, quando ha intimato di “scegliere fra la pace con Israele o il movimento islamico ostile a Israele”. Così è stato più facile per il presidente prendere la giusta decisione, per la prima volta da tanto tempo. Ciò che i palestinesi si aspettano è una riconciliazione fondata sulla legittima resistenza all’occupazione, in attuazione degli accordi internazionali recentemente firmati, e non “una riconciliazione per procrastinare, raggiungere una tregua o convivere” con l’occupazione.

Quanto ad Hamas, il deterioramento delle condizioni nella Striscia di Gaza ha cominciato a rappresentare una vera sfida alla sua autorità ed è diventato doveroso restituire la fiducia al popolo palestinese attraverso le elezioni. È noto che ultimamente il rapporto fra Hamas e il governo egiziano ha raggiunto un’inaudita fase di scontro, se non addirittura di ostilità, in un’atmosfera avvelenata dalla guerra mediatica e dalla tensione di sicurezza. Haniya e altri responsabili di Hamas hanno lodato il ruolo svolto dall’Egitto nella riconciliazione e hanno confermato il loro sostegno al Paese. Sarà forse questa un’occasione per aprire una nuova pagina con Il Cairo? La riconciliazione va comunque vista nel quadro delle rapide trasformazioni regionali, alla luce delle quali il proseguire della divisione palestinese era ormai come perseverare in un suicidio politico di massa, senza contare il danno storico alla questione palestinese, paragonabile solo alla Nakba stessa.

A prescindere dalla realtà e dal futuro di questo nuovo progetto di riconciliazione palestinese, esso  mostra chiaramente che per gestire le lotte politiche, in evoluzione per loro stessa natura, occorre grande auto-controllo e pragmatismo e bisogna evitare di cadere nell’ostilità.

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