Dentro l'arabo I Blog di Arabpress News Politica

A-R-Ḏ & Ṭ-R-Q, verrà la terra e avrà le sue strade

846S8299 BengasiForse un giorno la terra e le strade, stanche di ciò che vi si perpetra, troveranno un modo per andarsene, per raggiungere chi le sta aspettando. Ho deciso di allenarmi a decifrare la loro voce per quando staranno per partire. Questo che l’arabo sta per mormorarci è il racconto della loro storia d’amore…

A chi non può muoversi. A chi migra e ha per nome gli occhi 

Prologo della sfera terrestre (al-kurra al-arḏiyya): “Questo come cittadino e domestico del mondo, figlio del padre Sole e de la Terra madre, perché ama troppo il mondo, veggiamo come debba essere odiato, biasimato, perseguitato e spinto da quello.” (La Cena de le Ceneri – Giordano Bruno).

Ambientazione: “Ci sono amori che nascono anche dove non c’è più nulla” (Tarek Iurcich)

Amanti: al-arḏ – la terra & aṭ-ṭuruq – le strade

al-arḏ – la terra: Ascolta, chiamano. Chiamano me.

aṭ-ṭuruq – le strade: Mamma. Particelle di luce. Sedia. Figli. Oggi. Stringono nel pugno le liste di quel che avrai in dono.

al-arḏ – la terra: Io devo raggiungerli, io non posso restare ferma.

aṭ-ṭuruq – le strade: Per te mi sto inclinando, sto mutando il corso delle mie arterie. Per portarti da loro.

al-arḏ – la terra: Un bisogno di chilometri. A migliaia.

aṭ-ṭuruq – le strade: Riuscirò a schiodarmi. Ho un colpo di martello per ogni tratto che mi percorre.

(ṭaraqa. Battere, martellare: è come se l’arabo affidasse alle strade un principio di pulsazione. Se non le percorriamo, se non vi camminiamo, il corso del loro sangue subisce un arresto. Ma per rianimarle è sufficiente un passo.)

al-arḏ – la terra: Tanto è il male che provi?

aṭ-ṭuruq – le strade: Ho male fin nelle città antiche delle mie viscere.

al-arḏ – la terra: Tu li comprendi, allora.

aṭ-ṭuruq – le strade: Loro mi porteranno sollievo. I loro passi si accorderanno ai battiti che per portarti via mi scuotono.

al-arḏ – la terra: Come lungo il duro dorso di un animale spaventato, i loro passi giungeranno a calmarti. Ma sembrano così lontani.

aṭ-ṭuruq – le strade: Noi li raggiungeremo. La loro voce è un sentiero sonoro. Ascolta. Ecco il cammino: Ascolta.

al-arḏ – la terra: Tanto difficile muoversi. Tanto penosa l’attesa di riuscire.

aṭ-ṭuruq – le strade: Salirai sulle mie spalle, non ti lascerò cadere. Le mie curve come grembi di selciato t’accoglieranno ad una ad una per ogni lembo di terreno in cui proverai paura.

(“Al Arḏ zai al Ard, la terra è come l’onore, se vendi la terra, vendi il tuo onore.” (Sayed Kashua – Arabi Danzanti). La terra di Palestina è, per chi studia l’arabo, la prima idea d’amore. Quel che ti viene tolto in una lacerazione senza sutura: ma non si può togliere qualcosa a qualcuno che vi resta legato. Perché questi resterà suo.)

al-arḏ – la terra: Così a lungo hanno atteso. Chi, mi riconoscerà?

aṭ-ṭuruq – le strade: Mio figlio Ṭāriq, la stella, sarà luce fra le tue membra. Rischiarerà i tuoi antri più bui. Lui impugna il martello che batte più forte dentro me.

al-arḏ – la terra: Una stanchezza ancora mi rallenta. Un credere che non ce la farò.

aṭ-ṭuruq – le strade: Due mani: laggiù, le vedi? Dicono: “Ecco la vostra casa”. Giunte, nelle loro mani, saremo a casa.

al-arḏ – la terra: Ne riconosco i tratti. Sono loro. Sono la Via seguita.

aṭ-ṭuruq – le strade: Mamma. Particelle di luce. Sedia. Figli. Oggi. Hanno portato con sé ogni cosa perché tu ne custodisca il valore.

al-arḏ – la terra: Riposiamo. Ora è tempo per il sollievo.

aṭ-ṭuruq – le strade: I loro passi ci daranno asilo.

Epilogo della stella Ṭāriq e del sottosuolo (bāṭin al-arḏ): “Cerco qualcuno che sia caduto sulla Via. Che abbia patito il lutto di se stesso cento volte in un giorno. Che sia vivo per Dio, ma morto per se stesso. Che non sia tra coloro che rimasero, ma il primo ad esser partito.” (Poema Celeste – Farid Uddin ‘Attar)

Claudia Avolio