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Israele invaderà la Cisgiordania?

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Di Adnan Abu Amer. Al- Monitor (09/07/2015). Traduzione e sintesi Alessandro Balduzzi

Le relazioni tra Israele e l’Autorità Palestinese (AP) sono entrate in una fase di stallo politico a partire dall’aprile del 2014, ovverosia dalla sospensione delle negoziazioni dirette dal segretario di Stato americano John Kerry. Altra pietra miliare nei rapporti bilaterali è la rivelazione, fatta nel novembre 2014 da parte del segretario generale del Consiglio Rivoluzionario di al-Fath, Amin Maqboul, secondo cui Israele avrebbe avanzato nei confronti dell’AP una minaccia ufficiale di invasione e conseguente controllo militare su Ramallah. Alla tensione crescente è andato poi ad aggiungersi il risultato delle elezioni del marzo scorso in Israele, conseguenza del quale è stata la nascita di una coalizione orientata all’estrema destra come mai prima nella storia del Paese.

Alla prima minaccia hanno fatto seguito una seconda, che prospettava un’occupazione totale della Cisgiordania laddove l’AP fosse venuta meno all’accordo di cooperazione per la sicurezza stretto con Israele, e una terza, apparentemente avanzata da un alto ufficiale israeliano durante un incontro con il ministro palestinese Hussein al-Sheikh e tanto seria da ventilare un’occupazione della West Bank nel giro di 24 ore. Come dichiarato da un alto ufficiale palestinese rimasto anonimo, l’AP sta prendendo in seria considerazione le minacce israeliane, le quali, se non altro, costituiscono un’affermazione del temibile potenziale militare di Tel Aviv.

La Cisgiordania fu invasa da Israele per l’ultima volta nel marzo 2002 con il lancio dell’operazione ‘Scudo Difensivo’ in risposta a operazioni armate condotte dai palestinesi tra la fine del 2001 e l’anno successivo; l’esercito israeliano rimase in Cisgiordania da marzo a luglio 2002.

A denotare la situazione attuale in Cisgiordania è il controllo quasi totale imposto dall’esercito israeliano per quanto concerne la sicurezza grazie al coordinamento con l’Autorità Palestinese nella conduzione di irruzioni nei villaggi e raid notturni; indicativi della massiccia presenza israeliana sono i 361 checkpoint mobili e i 96 posti di blocco fissi sparsi per la Cisgiordania, così come le autorizzazioni emesse da Tel Aviv indispensabili agli ufficiali palestinesi per muoversi all’interno della West Bank, entrarvi o uscirvi. Nel dicembre 2009, il presidente Mahmoud Abbas stesso ha affermato di “vivere sotto gli stivali israeliani”, rappresentando plasticamente il peso del controllo israeliano.

Il coordinamento a livello di sicurezza tra Autorità Palestinese e Israele risale agli Accordi di Oslo, siglati nel 1993. Questa collaborazione si basa su uno scambio di informazioni atto a contrastare azioni armate dirette contro Israele ed è considerata la spina dorsale delle relazioni israelo-palestinesi, tanto da continuare, sotto la supervisione statunitense, anche durante lo stallo politico tra le due parti in gioco.

La minaccia di invasione più recente ha coinciso con gli sforzi diplomatici dell’AP finalizzati all’adesione alla Corte Penale Internazionale, a cui si è giunto il primo aprile di quest’anno, e con una ventilata interruzione unilaterale palestinese del già citato coordinamento sulla sicurezza.

Il picco nelle minacce israeliane si è avuto il primo marzo di quest’anno, quando 13000 soldati dell’esercito di occupazione hanno preso parte a un’inaspettata manovra militare che simulava un possibile scenario conseguente un’eventuale crisi in Cisgiordania, con dimostrazioni popolari e attacchi armati annessi; nelle ipotesi contemplate anche l’invasione e l’occupazione.

In aprile, infine, l’esercito israeliano ha inviato nella West Bank la brigata speciale Golani per rispondere ad azioni armate contro i coloni israeliani. Queste ultime operazioni denotano una crescente aggressività da parte di Tel Aviv, che non sta incontrando alcun problema nel rioccupare progressivamente la Cisgiordania attraverso le proprie forze armate, nuove basi militari e un graduale ampliamento dei propri target, tra cui gli edifici dell’AP, le associazioni legate a Hamas e i giovani affiliati a gruppi armati.

Il contesto israeliano, regionale e internazionale offre all’attuale governo di destra l’opportunità di avanzare sulla Cisgiordania facendo leva su una paura diffusa, alimentata anche dal crescente ruolo di Hamas in quel di Ramallah. E quindi, ora la questione non è se l’invasione avrà luogo, bensì quando e quanto durerà questa volta.

Adnan Abu Amer è decano della Facoltà di Lettere e Filosofia e docente di Storia della questione palestine, scienze politiche, sicurezza nazionale e civiltà islamica presso l’Università al-Ummah di Gaza.

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