Israele “Stato ebraico”: vince la diplomazia?

Articolo di Silvia Di Cesare.

“Israele è lo Stato-nazione del popolo ebraico, basato sui fondamenti della libertà, della giustizia e della pace secondo la visione dei profeti d’Israele, e sostiene la parità per tutti i suoi cittadini”. È questa la versione “soft” della proposta di legge sullo “Stato ebraico” approvata il 13 luglio dai membri della commissione ministeriale per la legislazione. 

Lo scorso novembre il governo israeliano aveva votato a favore di un provvedimento che prevedeva il rafforzamento della natura ebraica dello Stato d’Israele. Le prime proposte di legge, presentate dai membri dei partiti di Al-Yafud e la Casa Ebraica, fecero scoppiare le proteste non solo da parte dei partiti di sinistra, ma anche all’interno dello stesso Likud (partito del primo ministro Benjamin Netanyahu).

Il testo iniziale infatti prevedeva l’introduzione della definizione di Israele come “Stato nazionale del popolo ebraico” il quale aveva l’esclusività in merito al “diritto di autodeterminazione nazionale dello Stato d’Israele”. Questa dicitura sarebbe dovuta esser inserita all’interno di una Legge Fondamentale che in Israele equivale a una legge costituzionale.

La proposta di legge firmata dal membro del parlamento israeliano Bennie Begin e che è stata approvata dalla commissione parlamentare, viene considerata una bozza “edulcorata” rispetto alla precedente versione fortemente supportata dal primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu.

La differenza essenziale starebbe nella funzione esclusivamente dichiarativa dell’attuale bozza di legge. Le precedenti versioni costringevano “la Corte Suprema a dare più peso nelle decisioni giudiziarie all’elemento ebraico rispetto a quello democratico in tutti i casi in cui vi è uno scontro tra i due”, come sottolineava Na’aman Hirschfeld.

Nonostante si affievoliscano le critiche, rimangono comunque alte e forti le preoccupazioni e le disapprovazioni nei confronti di un progetto di legge definito non necessario e provocatorio nei confronti della minoranza palestinese che vive in Israele.

Il presidente del Movimento arabo per il rinnovamento Ahmen Tibi sosteneva che con questo progetto di legge Israele “è ufficialmente un Paese etnocentrico che perseguita la sua minoranza e la discrimina”.

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