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Islam e politica: un binomio fallito?

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Di Basheer Musa Nafi. Middle East Eye (31/07/2015). Traduzione e riassunto di Alessandro Balduzzi.

In un libro del noto politologo francese Olivier Roy, tradotto in inglese nel 1994 con il titolo “The Failure of Political Islam”, si può leggere dell’incapacità dei mujaheddin nel presentare un’alternativa allo sconfitto regime comunista di Kabul e della trasformazione dell’Afghanistan in un campo di battaglia tra signori della guerra e baroni della droga, della breve vita dell’esperimento democratico algerino e della soppressione del Fronte Islamico di Salvezza, del sanguinoso contrapporsi tra forze di sicurezza egiziane e islamisti; per Roy, questi esempi erano una lampante dimostrazione della morte dell’Islam politico.

Oggi la questione “Islam politico” è riaffiorata, ma in un contesto differente, con un colpo militare dei Fratelli Musulmani a destituire il primo presidente egiziano liberamente eletto, la sconfitta elettorale del partito tunisino Ennahda e il progressivo annientamento dei Fratelli Musulmani giordani da parte del governo di Amman. In qualità di vincitori principali delle Primavere del 2011, non sorprende, tuttavia, che gli islamisti siano diventati i grandi sconfitti nel drastico giro di vite antidemocratico condotto dalle forze antirivoluzionarie.

Il libro di Roy fu pubblicato solo pochi anni dopo la fine della Guerra Fredda, quando la sconfitta dell'”impero del male” sovietico sollevava un interrogativo sulla prossima minaccia mondiale: Islam o Cina? Accolte con perplessità da chi riteneva l’Islam il nemico e con delusione da chi invece credeva nella bontà dell’Islam politico ai fini della lotta contro corruzione e totalitarismo, le conclusioni di Roy non furono però disaminate criticamente e finirono presto nel dimenticatoio.

Nel frattempo, la guerra civile in Afghanistan terminò nel 1996 con l’inarrestabile ascesa dei Talebani, che in due anni riuscirono a portare pace e a unificare temporaneamente il Paese; l’islamico Partito per la Giustizia e lo Sviluppo ottenne nel 2002, un anno dopo la sua fondazione, una maggioranza schiacciante alle elezioni parlamentari in Turchia; gli islamisti armati terminarono unilateralmente la lotta contro il governo del Cairo e i Fratelli Musulmani non vinsero le elezioni del 2005 solo a causa di brogli; e in Palestina, nonostante il sostegno arabo e americano a Fatah, a vincere nel 2006 fu Hamas.

In cosa consiste, quindi, il fallimento dell’Islam politico?

La nascita dei Fratelli Musulmani nell’Egitto della fine degli anni Venti, insieme alla loro entrata nell’agone politico un anno dopo, è comunemente considerata come il momento fondante della corrente politica islamica, in risposta alla recente abolizione del califfato e alla crescente occidentalizzazione socioculturale. In altre parole, il movimento dei Fratelli Musulmani è visto come reazione identitaria dei musulmani alla minaccia all’Islam; tali cause, tuttavia, non spiegano né la rapida diffusione dell’Islam politico al di fuori di una realtà temporanea e strettamente egiziana, né tantomeno il perdurare della sua influenza a oltre 90 anni dalla sua comparsa. Le cause profonde sono certamente altre.

A quasi un secolo dall’avvio della modernizzazione nel mondo musulmano, negli anni Quaranta dell’Ottocento, sia lo Stato che la società furono oggetti a un cambiamento senza precedenti, con l’emergere di un’amministrazione moderna centralizzata e pervasiva. La massimizzazione del potere statale, che veniva a controllare l’intero spazio pubblico e a intromettersi in quello privato, fu causa di conflitto intorno a un sistema di derivazione europea, e quindi visto come alieno, latore di leggi e valori distanti dal mos maiorum tradizionale e quindi raramente compresi.

Ciò che maggiormente contrariò i musulmani fu l’assunto secolarizzante secondo il quale la religione non trovava spazio nella sfera pubblica, e questo senza che i musulmani stessi avessero trovato una risposta credibile all questione del ruolo dell’Islam nelle loro vite.

In altre parole, l’Islam politico è sostanzialmente uno sviluppo strettamente collegato alla complessa congiuntura di uno stato sempre più potente ed estraneo a una società che si deve confrontare con la collocazione della religione al proprio interno. Il destino dell’Islam politico è dipeso, dipende e sempre dipenderà da questi grandi temi connaturati alle società musulmane e non necessariamente da una situazione politica in rapida mutazione.

Basheer Musa Nafi è uno storico specializzato in Storia dell’Islam e del Medio Oriente.

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