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I graffiti della rivoluzione siriana ricoprono i muri della città di Sarakeb

The Syria Campaign (09/08/2014). Traduzione e sintesi di Claudia Avolio.

In copertina un graffito di Sarakeb che recita “Amatela, è la Siria”

La piccola città di Sarakeb, nel nord della Siria, è diventata un monumento vivente che incarna lo spirito della libertà. Dopo essere riuscita a liberarsi sia del regime siriano che dell’ISIS, i suoi artisti hanno ricoperto i muri di Sarakeb coi graffiti per i quali è divenuta molto famosa. Ognuno a Sarakeb ha una storia personale legata ai suoi muri dipinti.

Raed – a lui si deve l’idea di rendere semplici graffiti vera e propria arte decorativa in Siria – dice che “questi muri appartengono alla rivoluzione, a chi ne viene ispirato, a chi vi vive o vi passa accanto, ecco perché sono importanti: perché nessuno sta cercando di appropriarsene”. Il graffito preferito di Raed è la citazione di una nota poesia del poeta palestinese Mahmoud Darwish dal titolo “Il Gelsomino nelle Notti di Giugno”, che parla di amore e sconfitta: “È la nostra storia d’amore con questa rivoluzione, che riesce ancora a mantenere il profumo di gelsomino dentro di noi nonostante tutta la morte”, dice Raed.

Somer – creatrice della rivista per bambini Zaitoun e Zaitouna – dipinge in particolare graffiti per i bambini: “Se vogliamo la libertà, è per i nostri bambini che la chiediamo e farli sentire parte di questa rivoluzione farà loro trovare la propria voce nel futuro”, dice al riguardo. Il graffito preferito di Somer lo ha dipinto Raed e recita: “Tu sei le mie ali e la mia libertà”. Così lo spiega l’autore: “La ragazza che amo è stata arrestata mentre veniva dipinto questo graffito, mi fa pensare a lei”.

Manhal – giornalista ed attivista civile – si rispecchia nel graffito su cui è scritto: “Shadi… Siamo rimasti soli”, che è stato dipinto dopo la morte di suo fratello. “Un razzo è caduto dal cielo e l’ha ucciso. Mio fratello suonava il liuto: ho sempre pensato che sarebbe morto suonando della musica, invece è morto da solo. Almeno sento la sua presenza ogni volta che siedo accanto a questo muro”. Zeina –  artista che lavora per la rivista Zaitoun e Zaitouna – ama particolarmente la scritta “Domani sarà migliore”, perché “ogni volta che sono depressa e la leggo riesco a trovarci qualcosa che innalza il mio spirito”.

Rana – studentessa universitaria che ha dovuto interrompere gli studi – ama il graffito che recita “La rivoluzione è femmina”: “Le donne preferiscono lavorare dietro le quinte, soprattutto con l’orrore a cui stiamo andando incontro, ma ciò non ci rende meno rivoluzionarie”. Abdul-Mo’men – studente universitario incarcerato e torturato per il suo pacifico attivismo civile – si ritrova molto nel graffito che dice “Come posso lasciare la rivoluzione e badare solo al mio futuro, come posso vivere senza libertà?”. Il graffito è una citazione del regista e giovane attivista Bassel Shehadeh, ucciso a Homs dopo esservi tornato dall’America per unirsi alla rivoluzione. Allo stesso modo Abdul-Mo’men ha sentito di dover restare accanto ai suoi amici per contrastare la tirannia e non ha potuto completare i suoi studi.

Anche i bambini hanno i loro graffiti del cuore. Assa’ad, 12 anni, ha una predilezione per la scritta “Libertà”, perché “mi fa sentire libero e che la Siria alla fine otterrà la sua libertà”. Ahmed, 9 anni, ama la scritta “Sii mio amico” e vuole passarci sempre accanto quando esce di casa: “Rende noi bambini felici e ci fa sentire che abbiamo degli amici”. Ismael, 12 anni, adora il disegno del cartone animato Spongebob, coi suoi amici gli piace giocare vicino al muro che lo ritrae.

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