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Dopo le elezioni israeliane…cosa fare?

La vittoria di Netanyahu non piegherà la resistenza del popolo palestinese. Solo un’intifada pacifica potrà impedire l’applicazione dell’ “Accordo del secolo”

di Amr Hamzawy, al-Quds (02/03/2020). Traduzione e sintesi di Maddalena Goi

Dopo l’annuncio dei risultati delle elezioni parlamentari in Israele e quando la nuova coalizione al potere inizierà ad applicare il cosiddetto “patto del secolo”, al popolo palestinese non resterà che sollevarsi, pacificamente, per resistere al completo annientamento della sua causa.

Qui l’invito è per una rivolta pacifica che ricordi agli arabi e al mondo intero la legittimità della causa palestinese in quanto espressione di un popolo che resiste e combatte per il diritto all’autodeterminazione, per liberarsi da una forza di occupazione illegale. È la causa di un popolo ucciso soppresso, cacciato, costretto ad abbandonare le proprie terre e a vivere in campi profughi, in eterno esilio, ma che non ha mai rinunciato al suo legittimo diritto al ritorno. È la causa di un popolo a cui viene quotidianamente usurpata l’identità, la storia, i diritti e la libertà con gli insediamenti dei coloni in Cisgiordania e Gerusalemme, le continue aggressioni militari, il blocco di Gaza a cui si aggiunge il trattamento come cittadini di seconda categoria e l’adozione di misure per rintracciare e minacciare tutti i palestinesi in possesso di carte di identità israeliane.

L’invito è per una rivolta pacifica che riscopra strategie e strumenti di resistenza senza essere trascinati nella trappola della violenza che Israele vuole imporre al popolo palestinese. Infatti, Israele ha validi motivi per spingere i palestinesi alla violenza. Da una parte per giustificare falsamente la similitudine della violenza dei coloni, che assomigliano nel sangue e nella brutalità a Daesh e simili, con la violenza dei palestinesi che sono i proprietari della terra usurpata. Dall’altra, al fine di fingere un ruolo di “governance” tra le due parti distogliendo così l’opinione pubblica mondiale dal vero responsabile che, in nome della sovranità israeliana, dichiara di applicare le leggi per ottenere la sicurezza sugli insediamenti per poi inghiottire la maggior parte delle terre della Cisgiordania.

Ciò accade con l’autorità occupante che protegge i coloni e li addestra alla violenza e intanto muove la sua macchina da guerra per uccidere, perseguitare e assediare il popolo palestinese, privato di ogni forma di tutela morale, umanitaria e legale. Ciò accade affinché gli Israeliani possano equiparare i palestinesi a terroristi, fintanto che questi continuano a combattere l’occupazione israeliana. Non solo, così facendo Israele rinnova la falsa propaganda secondo cui la violenza palestinese è la ragione del fallimento dei negoziati di pace dei passati decenni tra Israele e Autorità Palestinese ed è quindi il motivo per cui continua a mancare uno Stato Palestinese, si ritarda l’autodeterminazione e sono state vanificate tutte le opportunità offerte, finora, al popolo palestinese. Questo accade mentre la potenza occupante ha svuotato i negoziati di pace con i suoi continui attacchi su Gaza e con la tattica del rinvio nei confronti del negoziatore palestinese e mantenendo il finanziamento e la protezione degli insediamenti. Ciò ha annullato le condizioni per la soluzione dei due Stati mentre le terre palestinesi continuavano a venire sottratte. E oggi si vende “l’accordo del secolo” come ultima soluzione.

L’invito qui è per una rivolta pacifica che porti a riscoprire strategie di massa come la disobbedienza civile in tutta la Palestina o strumenti per boicottare Israele, astenendosi dal trattare tutto ciò che appartiene o derivi dall’autorità occupante. Un’intifada pacifica permetterebbe al popolo palestinese, rappresentato dall’Autorità Nazionale Palestinese e dalle organizzazioni della società civile che hanno sempre guidato la resistenza, di documentare i crimini perpetrati dall’autorità occupante e creare l’opportunità di rivolgersi al Tribunale penale internazionale con l’obiettivo di denunciare la responsabilità degli assassini israeliani.

Un simile sforzo potrebbe avere possibilità di successo a condizione che i Palestinesi si astengano dal fornire a Israele una nuova occasione per distorcere la resistenza associandola ad attività violente soprattutto contro i cittadini israeliani. L’invito è per una rivolta pacifica, i cui i partecipanti e coloro che sono con essi solidali, non cadano nella trappola della retorica “dei coltelli” o dei proclami che giustificano la violenza contro i cittadini israeliani. Gli attacchi dei “coltelli” non farebbero altro che avviare la macchina da guerra israeliana contro i palestinesi inducendo in confusione l’opinione pubblica mondiale. I discorsi per giustificare la violenza contro i civili israeliani ignorano il fatto che i crimini dell’occupazione e degli insediamenti così come i crimini di governo contro il popolo palestinese, non conferiscono mai giustificazione morale né legale alla contro-violenza o alle uccisioni extragiudiziali. E ignorano che l’omicidio viene condannato anche se è commesso contro degli assassini.

L’invito adesso è per una rivolta pacifica che, dopo aver dato prova di resistenza e boicottaggio sul terreno, eviti l’applicazione forzata dell’accordo del secolo e porti a soluzioni negoziate con l’autorità occupante e con la più ampia mediazione disponibile, araba e internazionale.

Amr Hamzawy è uno scienziato politico egiziano, attivista per i diritti umani e noto intellettuale.

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