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I conti che paghiamo per l’intervento in Libia

Libia mediterraneo europa

Di Lluis Bassets. El País (26/04/2015). Traduzione e sintesi di Chiara Cartia.

Chi ha deciso di usare la forza in Libia nel maggio del 2011, con l’obiettivo di frenare la repressione della rivolta popolare contro Gheddafi, non ne ha misurato le conseguenze. Buona parte delle tragedie di adesso, comprese le ondate di migranti che provano a raggiungere le coste europee, è dovuta a quella decisione che è stata presa fondamentalmente da due leader europei, David Cameron e Nicolas Sarkozy.

I bombardamenti della NATO non hanno distrutto solo gli aerei e i blindati del colonnello Gheddafi. Ne è uscita malridotta anche la responsabilità di proteggere, il principio delle Nazioni Unite che permette di intervenire militarmente per evitare mattanze di popolazioni civili. Il Consiglio di Sicurezza aveva approvato i bombardamenti con l’astensione della Russia e della Cina, esclusivamente per evitare che Gheddafi continuasse a reprimere le proteste. Il risultato invece è stato che le manifestazioni sono state abbattute e il Paese abbandonato alla sua sorte.

Grazie all’operazione della NATO in Libia, non c’è potuta essere nessuna operazione in Siria, dove l’aggressione del regime sulla popolazione era ancora più evidente.

Sempre grazie alla Libia, Putin ha potuto contare su un argomento per difendere l’annessione della Crimea, tramite un’operazione militare segreta senza uso della forza.

Ma la peggiore conseguenza, risultato del vuoto di potere, è un Paese oggi frammentato e convertito in una piattaforma usata dalle mafie per instradare verso l’Europa migliaia di persone che scappano dalla guerra, dalla fame, dalla miseria e dalle minacce terroriste. La Libia ha prodotto anche armi e terroristi che si sono diramati in tutta l’Africa, specialmente in Mali e in Nigeria.

Ma la falla originaria, primigenia causa di queste migrazioni di massa, è la voragine di redditi, di demografia e di stabilità politica tra l’Europa e l’Africa. Si chiama Mediterraneo e corrisponde a una politica europea che brilla per la sua assenza e che ci fa pagare questi insopportabili conti in vite umane.

Lluís Bassets è il vice-direttore di El País.

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