Di Amal Musa. Asharq al-Awsat (07/08/2014). Traduzione e sintesi di Caterina Ielo.
Oggi, il terrorismo in Tunisia si è trasformato da situazione di emergenza a componente predominante nello scenario pubblico del Paese, attivo nella vita politica, economica e della sicurezza nella Tunisia post-rivoluzione. Tutto ciò si può riscontrare nel suo effetto immediato sulla caduta di due governi e la deposizione di due generali dell’esercito tunisino.
Il problema è che nonostante il ripetersi di casi di terrorismo in Tunisia, l’immaginario collettivo non ha ancora capito bene il fenomeno. Ci sono tunisini estremisti che credono nel pensiero salafita jihadista e takfirita e che hanno preso parte ad alcune delle maggiori stragi terroristiche, come l’uccisione dell’afghano Ahmad Shah Massoud il 9 settembre 2001, due giorni prima dell’attentato alle torri gemelle al quale si dice parteciparono anche dei tunisini. E ancora, le esplosioni di Madrid 2004 o l’arresto di una cellula terroristica a Milano alla quale appartenevano anche dei tunisini, oltre all’adesione di giovani tunisini all’ISIS, senza dimenticare il tentativo di distruggere Tunisi con i cosiddetti attentati di Suleiman del 2006, e prima di essi le esplosioni a Djerba nel 2002.
Un altro problema è rappresentato dal fatto che non è solo la gente comune ad ignorare il fenomeno del terrorismo, ma anche l’élite che non fa rientrare il terrorismo tra le priorità o nei suoi programmi di azione. Il terrorismo, inoltre, è connesso anche agli assassini politici come quello di Choukri Bel Aid e di Mohammed al Brahimi. All’uccisione di Bel Aid ha fatto seguito la cacciata del presidente del primo governo dopo le elezioni dell’Assemblea Nazionale Costituente del 23 ottobre 2011, Hamadi al-Jabali. In procinto del secondo assassinio, invece, cadde il governo di Ali al-Arid costretto a dimettersi e ad accettare un governo di garanzie nazionali guidato attualmente da Mehdi Jomaa. Si può dire anche che gli eventi terroristici stanno dietro la deposizione e il ritiro del Capo di Stato Maggiore delle Forze Armate Rachid Ammar.
Alla luce di quanto detto, possiamo dedurre che il terrorismo oggi in Tunisia è in grado di rimodellare e plasmare il panorama politico e le élite politiche si sono rese conto che l’escalation del terrorismo è connessa anche alla forte volontà di contrastare le elezioni legislative e presidenziali dell’ottobre prossimo. Secondo l’opinione pubblica tunisina tutto ciò è la prova palese del fallimento politico di tutti coloro che hanno tentato di salire al potere nella Tunisia post-rivoluzione. Pare che i partiti politici adesso abbiano capito bene che combattere il terrorismo è l’elemento prioritario per fondare la cosiddetta legittimità politica per governare.
Chi mira a vincere le prossime elezioni dovrà essere pronto a combattere il terrorismo e abbattere le sue radici con dei programmi di azione chiari e a breve termine. La sua responsabilità sarà gravosa, perché oggi i problemi da affrontare non sono solamente l’economia, l’occupazione, il crollo del dinaro tunisino, ma anche il terrorismo con le sue ripercussioni sulla vita pubblica.
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