(Middle East Eye). Secondo il Rapporto sullo Sviluppo Arabo, pubblicato dalle Nazioni Unite, il Medio Oriente potrebbe vedere una nuova “primavera araba”.
Secondo il rapporto, i governi arabi dovrebbero cogliere la “storica occasione” offerta da una nuova generazione di giovani altamente istruiti, mettendo però in guardia dal fatto che, se questi giovani non vengono aiutati e supportati nella loro ricerca di un posto nella società, si potrebbe arrivare a una nuova ondata di proteste in tutta la regione.
Qui, il tasso di disoccupazione giovanile è più alto della media mondiale (30% contro il 14%) e costituisce un potenziale fattore di disordine civile, secondo il rapporto ONU. In particolare, la metà delle giovani donne arabe non riescono a trovare lavoro. Inoltre, dal rapporto emerge il timore che le economie arabe non saranno in grado di produrre i 60 milioni di posti di lavoro necessari ad assorbire la domanda della nuova generazione entro il 2020.
in base al rapporto, i movimenti di protesta in Medio Oriente sono di natura ciclica e riemergono circa ogni 5 anni, come successo in Nord Africa nel 2001, nel 2006 e nel 2011, ogni volta in modo più turbolento. Al momento, giovani di età compresa tra i 15 e i 29 costituiscono quasi un terzo della popolazione del mondo arabo e “fanno fatica a raggiungere la piena inclusione sociale ed economica all’interno delle loro società”. E benché meno inclini al voto, i giovani arabi sono più propensi alla protesta.
Secondo il rapporto, i giovani arabi “preferiscono mezzi più diretti, anche più violenti, specialmente quando convinti che i meccanismi della partecipazione esistenti sono inutili”. Allo stesso tempo, la nuova generazione “è la più grande, la meglio istruita e più urbanizzata nella storia della regione araba”.
“L’ondata di rivolte che ha attraversato il mondo arabo dal 2011 in poi ha mostrato che non possiamo più trattare i giovani della regione come dipendenti passivi o come una generazione in attesa”, ha dichiarato Sophie de Caen, direttrice dell’Ufficio Regionale per gli Stati Arabi all’UNDP. “Oggi, i giovani della regione sono più istruiti, più connessi e più mobili che mai. I Paesi arabi possono approfittare di questo vantaggio demografico che la popolazione giovani rappresenta investendo su di essi e dandogli le giuste opportunità”.
Uno dei capitoli del rapporto tratta delle varie problematiche dello sviluppo giovanile, tra cui l’identità e la partecipazione civica, l’istruzione e il lavoro, l’empowerment delle donne e la mobilità, tutti aspetti messi in evidenza e ai quali gli Stati arabi dovrebbero dare attenzione, mettendo invece in guardia contro la disoccupazione, la povertà e l’esclusione sociale.
Parlando invece di guerre e conflitti, il rapporto prevede che entro il 2020 quasi 3 arabi su 4 potrebbero “vivere in Paesi vulnerabili” da questo punto di vista. Secondo il testo, sebbene ospiti solo il 5% della popolazione mondiale, la regione araba conta il 68% delle morti legate a conflitti, mentre il 47% dei suoi abitanti sono sfollati all’interno della regione stessa e il 58% sono rifugiati.
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