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I Paesi arabi e i limiti di frontiera

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Ogni Paese arabo ha oltrepassato i suoi confini per intervenire negli altri e le loro terre sono diventate un campo di battaglia per varie nazioni

Di Samir Atallah. Asharq al-Awsat (14/06/2017). Traduzione e sintesi di Cristina Tardolini.

Non bisogna mai esagerare nel semplificare troppo le cose, ma con la realtà che ci si pone davanti non si corrono rischi: ormai ogni Paese arabo ha oltrepassato i suoi confini per intervenire negli altri e le loro terre sono diventate un campo di battaglia per varie nazioni.

Il caso del Qatar non è ne il primo ne l’ultimo. Non sappiamo chi abbia iniziato tutto: forse l’Iraq, che ha occupato il Kuwait, ha umiliato l’Iran, ha isolato l’Egitto, ha disciplinato i palestinesi, ha ribaltato il governo della Mauritania e si è gettato a capofitto nella guerra civile in Libano? O forse la Siria, che ha voluto voce in capitolo sulla questione palestinese, ha trattato il Libano come una proprietà terriera, il presidente egiziano come uno scolaretto agli ordini di Bashar al-Assad e l’Iraq baathista come un nemico? O forse l’Organizzazione per la Liberazione della Palestina (OLP), che ha lavorato per vent’anni al servizio dei leader nazionali da traditore? O forse la Libia, il cui leader ha attraversato ogni Paese per diffondere i principi di dignità ed unità?

Questi sono gli Stati che Mohamed al-Rumaihi ha chiamato “transfrontalieri”: Stati che non hanno cercato di risolvere i loro affari bensì quelli degli altri, stati che non hanno accettato la loro realtà e la loro estensione territoriale, ma che hanno voluto anche quelle degli altri. Quando ho letto che il Qatar stava attraversando una grave crisi alimentare la prima cosa che mi è venuta in mente  è stata: ma perché non spende 500 milioni di dollari a settimana per la sicurezza alimentare piuttosto che per le Olimpiadi, i cui edifici non serviranno più a nulla una volta terminate?

Gli Stati transfrontalieri si sono trasformati  in misere piazze per tutti quelli di passaggio. Non vogliamo essere troppo semplicistici, ma tutti questi esempi confermano che gli Stati sono arroganti, nessuno escluso. Dovrebbero essere orgogliosi dei loro successi interni e non delle vittorie esterne. L’umiliazione del Libano non ha certo portato benefici all’onore della Siria; l’invasione del Kuwait non ha nulla a che vedere con la gloria dell’Iraq e i programmi di Al-Jazeera non hanno incrementato le dimensioni del Qatar; le imprese di Gheddafi e le sue ricchezze non hanno di certo sistemato la Libia ed il suo popolo.

Tutti i trasgressori oggi si aiutano gli uni gli altri all’interno dei loro confini. Non hanno esportato alcun modello sociale, economico ed amministrativo da imitare, ma hanno inviato eserciti, rifornito le milizie e portato il caos. Hanno aperto la porta ai criminali che ora vivono nelle loro case, spezzato i legami dello stato e rosicchiato le fondamenta della società.

Samir Atallah è uno scrittore e giornalista libanese.

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